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La storia ha tutto l’aspetto di un episodio uscito da una serie TV britannica, ma è accaduta davvero: un ragazzo inglese di 14 anni ha fatto causa ai suoi genitori per averlo mandato in Ghana con l’inganno. Secondo quanto raccontato alla Corte d’Appello di Londra, il giovane era stato convinto a salire su un aereo con la scusa di visitare un parente malato. Invece della visita in ospedale, però, ad attenderlo c’era un collegio africano.
La sua reazione? Meno entusiasta di quella di un protagonista di Harry Potter al primo giorno a Hogwarts. Il ragazzo ha raccontato di essersi sentito completamente spaesato, incapace di seguire le lezioni, e deriso dagli altri studenti. In altre parole, più che un’esperienza formativa, un reality malriuscito.
In tribunale, i genitori hanno sostenuto di aver agito per il suo bene. Il loro avvocato ha spiegato che il ragazzo era affascinato dalla cultura delle gang londinesi e mostrava un “interesse preoccupante per i coltelli”. Da qui la scelta drastica di mandarlo a migliaia di chilometri di distanza.
Il primo giudice, comprensivo, aveva perfino definito il loro gesto come un atto di “amore profondo e incondizionato”. In pratica, una versione educativa di Mamma ho perso l’aereo, ma al contrario. Solo che qui il biglietto era di sola andata, e senza pop corn.
A cambiare le carte in tavola ci ha pensato la Corte d’Appello di Londra, che ha ribaltato la sentenza iniziale. Secondo i giudici, il ragazzo è stato privato della sua libertà e si trova ora in una condizione di disagio evidente. La sua avvocatessa ha dichiarato che si sente “culturalmente alienato”, e che considera se stesso “un ragazzo di Londra, non di Accra”.
Nel frattempo, il quattordicenne si trova ancora in Ghana, ma la sentenza ha aperto una porta (anzi, una frontiera) verso il ritorno. I legali sperano che possa tornare presto a casa, dove probabilmente nessuno lo prenderà più in giro per l’accento.
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Oltre al dramma personale, questo caso solleva questioni importanti per il diritto internazionale. La gestione dei minori, l’educazione forzata all’estero e il bilanciamento tra libertà personale e autorità genitoriale tornano al centro del dibattito. Non è chiaro se il ragazzo tornerà a frequentare scuole londinesi o se diventerà il testimonial di qualche campagna sull’emigrazione educativa. Una cosa però è certa: da oggi, quando un adolescente inglese sentirà parlare di un viaggio “a sorpresa” per visitare la nonna malata, potrebbe cominciare a fare le valigie… ma in senso contrario.
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