Fonte: Pexels
La Foresta Amazzonica sembra essersi iscritta in massa in una palestra verde. Negli ultimi trent’anni, gli alberi tropicali sono cresciuti del 10% in dimensioni, con un incremento medio del 3,3% per decennio. Una performance degna di nota per una distesa di vegetazione che, invece di indebolirsi sotto i colpi del cambiamento climatico, sembra aver trovato nuova linfa.
Ma non è magia, né un miracolo botanico. A gonfiare i muscoli del “polmone verde della Terra” è la CO2, il principale gas serra che, paradossalmente, ha offerto una spinta alla fotosintesi clorofilliana. Più anidride carbonica in aria significa più zuccheri prodotti, e quindi alberi più robusti. Una notizia che potrebbe farci sorridere, se non fosse che questa corsa alla crescita ha un limite ben preciso.
La ricerca, pubblicata su Nature Plants e condotta da un team internazionale guidato dalle università di Birmingham e Leeds, ha misurato l’area basale di centinaia di alberi in quasi 200 aree di foresta matura. I risultati parlano chiaro: sia i giganti secolari che gli alberi più piccoli stanno crescendo più rapidamente.
Come spiegano le ricercatrici Adriane Esquivel-Muelbert e Rebecca Banbury Morgan, il fenomeno è dovuto non solo all’aumento delle risorse disponibili per le piante, ma anche a una riduzione della competizione tra gli esemplari più giovani. Tuttavia, come avverte la scienziata Beatriz Marimon, l’effetto “CO2 booster” non potrà durare in eterno: con l’aumento delle temperature e la siccità, anche la resilienza delle foreste rischia di cedere.
Gli esperti ricordano che non possiamo “rimpiazzare” gli alberi secolari come se fossero arredi Ikea. Le foreste antiche immagazzinano enormi quantità di carbonio e ospitano una biodiversità che i nuovi impianti non possono ricreare. E mentre la foresta si ingrossa in altezza, le motoseghe continuano a lavorare a pieno ritmo.
Leggi anche: Ragni giganti della Foresta Amazzonica: sono grandi come un piatto [+VIDEO]
Nel frattempo, uno studio del 2021 ha mostrato che l’Amazzonia sta iniziando a rilasciare più CO2 di quanta ne assorba, a causa di incendi e deforestazione. Insomma, il “body building” naturale della foresta è una buona notizia temporanea: se continuiamo a distruggere i suoi giganti, presto non resterà nessuno a respirare per noi.
Share