Altro che quattro stagioni: il corpo umano ne riconosce solo due (e non sono quelle della pizza)

Il nostro organismo ha deciso di ignorare il calendario e vive bene con due stagioni: quella in cui si starnutisce e quella in cui ci si ammala

 

Vi siete mai chiesti perché al cambio di stagione vi sentite sempre uno straccio, mentre gli altri sembrano pronti a sfilare per una pubblicità di integratori? Forse perché, sorpresa sorpresa, il vostro corpo se ne frega delle quattro stagioni. Sì, proprio quelle che ci insegnano all’asilo: primavera, estate, autunno e inverno.

Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, la nostra biologia segue regole tutte sue e, udite udite, riconosce solo due stagioni. Due. Come nella migliore tradizione dei climatizzatori: caldo e freddo. Ma con qualche sfumatura molecolare in più.

La primavera vi distrugge? L’inverno pure? Tranquilli, è tutto normale: è il corpo che si “adatta”

Il team di ricercatori ha seguito per ben quattro anni un gruppo di 105 volontari (gente paziente, davvero) analizzando il loro sangue quattro volte all’anno, in corrispondenza dei cambi di stagione. Lo scopo? Capire quando il nostro corpo decide di fare sul serio.

Il risultato? A differenza del meteo, il nostro organismo non cambia marcia ogni tre mesi. Le vere rivoluzioni biologiche avvengono solo in due momenti dell’anno: alla fine della primavera (quando iniziate a starnutire come se foste in un campo di fieno) e alla fine dell’autunno (quando i virus si preparano al gran ballo dell’inverno).

Durante il periodo primaverile, infatti, aumentano i biomarcatori infiammatori – gli stessi responsabili delle allergie, dell’artrite reumatoide e, probabilmente, della vostra insofferenza nei confronti del polline.

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Al termine dell’inverno, invece, il corpo si attrezza per affrontare il grande classico stagionale: influenza, raffreddore e amici vari. Sale il livello di molecole immunitarie, si moltiplicano i biomarcatori dell’ipertensione e, giusto per gradire, spunta anche qualche segno di acne. Il tutto mentre voi vi chiedete se sia il caso di iniziare la dieta o abbandonare ogni speranza.

Spoiler: non reagiamo tutti allo stesso modo, dipende anche da dove viviamo e da quanto ci stressiamo

Come se non bastasse, i ricercatori ci tengono a precisare che queste variazioni non sono standard per tutti. Il nostro corpo, infatti, risponde a fattori come la geografia, il clima, il tipo di pollini presenti nell’aria e – udite udite – anche alle nostre abitudini quotidiane.

Chi vive in città, ad esempio, potrebbe avere risposte molecolari diverse rispetto a chi abita in montagna o in riva al mare. Idem per chi passa il tempo a correre tra palestra, lavoro e aperitivi, rispetto a chi si rifugia sotto le coperte aspettando che tutto passi.

Reza Sailani, uno dei cervelli dietro lo studio, ha commentato: “Queste scoperte potrebbero cambiare il modo in cui affrontiamo le allergie. Se capiamo quali pollini circolano in un dato periodo e come il nostro corpo reagisce, potremmo personalizzare i trattamenti”. Tradotto: forse un giorno capiremo esattamente a cosa siamo allergici e non dovremo più dare la colpa al “cambio di stagione”.

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