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André the Giant non è ricordato solo per i suoi colpi sul ring o per la sua partecipazione al film cult “La Storia Fantastica”. Il colosso francese di oltre due metri e duecento chili si è guadagnato un posto nella memoria collettiva anche per un altro tipo di prestazione, molto meno sportiva ma decisamente più leggendaria: la sua epica resistenza alcolica.
Per chiunque altro, ordinare una birra dopo l’altra è già una sfida. Per André the Giant era un semplice aperitivo. Una volta, secondo i racconti di chi gli stava attorno, riuscì nell’impresa di bere 119 birre da 0,35 litri in appena sei ore. Il tutto senza apparenti segni di cedimento, almeno fino a quando non decise di addormentarsi nella hall di un hotel, dove rimase indisturbato fino al mattino, nonostante vari tentativi di spostarlo.
L’impresa non è documentata da Guinness World Records, ma è entrata di diritto nella mitologia del wrestling. Durante una serata non meglio specificata, probabilmente negli anni Ottanta, André si sarebbe scolato una birra ogni tre minuti, mantenendo un ritmo che avrebbe steso al primo colpo anche il più esperto dei bevitori da Oktoberfest.
Le testimonianze sull’accaduto variano leggermente nei dettagli. C’è chi parla di 127 birre, chi addirittura di 156 pinte. Ma il punto è chiaro: nessuno beveva come lui. E non si trattava di braghe da bar, ma di racconti riportati anche da colleghi wrestler come Dusty Rhodes e personaggi del calibro di Lillian Ellison, alias “The Fabulous Moolah”.
Certo, oggi sarebbe impensabile vedere un atleta professionista vantarsi di simili performance alcoliche. Ma negli anni di gloria del wrestling, il carisma fuori dal ring era parte integrante dello spettacolo. André the Giant lo sapeva bene e, anzi, ne fece un tratto distintivo. La sua stazza fuori norma gli consentiva non solo di dominare sul ring, ma anche di reggere quantità d’alcol che per qualsiasi altro essere umano avrebbero richiesto l’intervento del pronto soccorso.
Nel corso delle riprese del film “La Storia Fantastica”, André avrebbe ordinato talmente tante caraffe di cocktail da lasciare un conto da 40mila dollari in un bar londinese. Secondo Cary Elwes, suo collega nel film, quei drink sapevano più di cherosene che di alcol da happy hour.
André René Roussimoff, vero nome del wrestler, non è stato solo un campione sul ring. È entrato nella storia anche per questo tipo di imprese che oggi farebbero impallidire qualsiasi influencer del “bere responsabile”. Il suo record alcolico, sebbene ufficioso, è ancora oggi uno degli aneddoti più citati nel mondo del wrestling e della cultura popolare.
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Anche dopo la sua morte nel 1993, il gigante continua a far parlare di sé. C’è qualcosa di affascinante e assurdo nella sua figura: una forza della natura che riusciva a essere insieme icona sportiva, attore di culto e frequentatore seriale di bar, il tutto con un’inconfondibile ironia da leggenda.
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