L’anguria

Il mio ormai ex fruttivendolo di fiducia è riuscito con un’anguria e una chat a perdermi come cliente e a farsi odiare. Sono cliente di questo fruttivendolo, Teodoro, da più di 10 anni, cioè da quando mi sono sposato. Sabato scorso, come faccio sempre (per 2 volte a settimana) sono andato a comprare frutta e ortaggi. E anche un’anguria intera di 20 kg. L’ho portata a un pranzo con tanti parenti di mia moglie per una ricorrenza. Bella fresca, a mollo col ghiaccio, la tagliamo e zac: brutta come mai capitato in vita. Ok. Può succedere. Ieri, martedì, sono di nuovo a comprare frutta e dico l’accaduto. Sicuramente Teo riparerà. Ma Teo è fuori, c’è solo il garzone che ovviamente non può decidere nulla ma riferirà al capo. Nel pomeriggio mi scrive Teo. Quello che ha detto, pensato, creduto, ve lo lascio leggere da voi. Ancora mi chiedo come abbia fatto questo mestiere per 25 anni. Io sono ancora allibito. Una discussione agghiacciante. Ci vediamo Teo…

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Un nostro fan ha raccontato un episodio curioso — ma anche piuttosto spiacevole — che lo ha portato a rompere ogni rapporto con il suo fruttivendolo di fiducia dopo più di dieci anni. L’amico spiega che si riforniva regolarmente dallo stesso negozio, gestito da un uomo di nome Teodoro, con cui aveva instaurato un rapporto di fiducia e familiarità nel corso degli anni.

Come fa abitualmente due volte a settimana, sabato scorso si è recato da Teodoro per acquistare frutta e verdura fresca, tra cui una grande anguria da circa venti chili. Racconta di averla scelta per un pranzo importante con i parenti di sua moglie, un’occasione in cui voleva fare bella figura portando un frutto fresco e perfetto da condividere con tutti.

L’anguria è stata tenuta in fresco fino al momento del taglio, ma, quando finalmente l’hanno aperta, la sorpresa non è stata delle migliori. All’interno, racconta, il frutto era completamente guasto: una polpa dal colore spento e dal sapore sgradevole, impossibile da servire. Un imprevisto che, pur fastidioso, ha pensato potesse capitare a chiunque, visto che si tratta di prodotti naturali.

Qualche giorno dopo, martedì, il nostro fan è tornato al negozio come sempre per la spesa settimanale. Ha colto l’occasione per raccontare l’accaduto, senza intenti polemici ma con la semplice speranza che Teodoro potesse scusarsi o magari offrirgli un piccolo rimborso o una sostituzione, come gesto di cortesia verso un cliente fedele da anni.

In quel momento, però, il titolare non era presente: c’era soltanto il garzone, che si è limitato a dire che avrebbe riferito tutto al principale. Nel pomeriggio, infatti, il fruttivendolo gli ha scritto personalmente per affrontare la questione.

Da quel momento, la conversazione ha preso una piega del tutto inaspettata. Secondo quanto racconta il nostro fan, Teodoro non solo non ha mostrato alcuna disponibilità o comprensione, ma ha reagito con tono offensivo e presuntuoso. Ha sostenuto che “certe cose succedono”, insinuando perfino che la colpa potesse essere sua per come aveva conservato l’anguria.

La discussione, descritta come “agghiacciante”, è rapidamente degenerata: il cliente ha provato a spiegare con calma di non volere rimborsi o litigi, solo una risposta cortese, ma dall’altra parte ha trovato solo atteggiamenti arroganti e maleducati.

L’amico racconta di essere rimasto senza parole, non tanto per la questione dell’anguria — che considera un dettaglio — quanto per la mancanza di rispetto e di professionalità da parte di chi, in oltre dieci anni, non aveva mai dato motivo di dubitare.

Conclude il suo racconto con amarezza, dicendo che non si sarebbe mai aspettato di chiudere così un rapporto tanto duraturo e che, da quel giorno, ha deciso di non mettere più piede in quel negozio. “Ci vediamo, Teo”, scrive, con ironia amara, ricordando come una semplice chiacchierata su WhatsApp sia bastata a distruggere in pochi minuti una fiducia costruita in anni.

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