Fonte: Pexels
Un team di ricercatori ha individuato una strana anomalia nei fondali dell’Oceano Pacifico, legata a un’elevata concentrazione di berillio-10, un isotopo radioattivo. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, ha analizzato campioni di croste ferromanganesifere risalenti a circa 10 milioni di anni fa, scoprendo livelli di berillio-10 molto superiori rispetto a quelli previsti.
Il berillio-10 si forma nell’atmosfera terrestre a seguito dell’interazione dei raggi cosmici con ossigeno e azoto e poi si deposita negli oceani attraverso le precipitazioni. Normalmente, la sua concentrazione segue un andamento prevedibile, ma nei sedimenti analizzati è stata trovata una quantità quasi doppia rispetto al valore atteso. Questo suggerisce che un evento straordinario abbia alterato il naturale accumulo dell’isotopo.
Gli scienziati hanno formulato due ipotesi principali per spiegare questa anomalia. La prima è di natura geologica e riguarda possibili cambiamenti nelle correnti oceaniche avvenuti tra i 10 e i 12 milioni di anni fa. Se tali variazioni hanno influenzato la distribuzione del berillio-10, potrebbero aver causato il suo accumulo anomalo in determinate regioni dell’oceano. La seconda ipotesi è invece di origine astrofisica. Si pensa che una supernova possa essere esplosa abbastanza vicino al nostro sistema solare in quel periodo, aumentando drasticamente l’afflusso di raggi cosmici verso la Terra e, di conseguenza, la produzione di berillio-10 nell’atmosfera.
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Un’altra possibilità è che il nostro pianeta abbia attraversato una nube interstellare particolarmente densa, che avrebbe modificato l’eliosfera, riducendo la protezione dai raggi cosmici e provocando un incremento dell’isotopo radioattivo. Per confermare una di queste ipotesi, i ricercatori stanno raccogliendo ulteriori campioni da diverse aree oceaniche. Se l’anomalia fosse riscontrata a livello globale, rafforzerebbe la teoria astrofisica. Al contrario, se fosse limitata ad alcune regioni, sarebbe più probabile una spiegazione legata alle dinamiche oceaniche. Questa scoperta potrebbe fornire informazioni cruciali sul passato geologico e astronomico della Terra, aiutando a comprendere meglio l’interazione tra eventi cosmici e sistemi terrestri. Gli studi proseguiranno per determinare il reale impatto di questi fenomeni sul nostro pianeta e sulle sue correnti oceaniche.
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