Fonte: Facebook
A San Lázaro, in Spagna, è stato trovato un ciottolo davvero unico nel suo genere. Su questa pietra è impressa la più antica impronta digitale umana, risalente al Paleolitico Medio, un periodo databile tra i 40.000 e i 60.000 anni fa. Secondo il team di ricerca che ha analizzato il reperto, questo ritrovamento potrebbe riscrivere la storia del pensiero simbolico dell’uomo di Neanderthal, suggerendo che anche questi nostri antenati possedevano capacità di astrazione simili a quelle dell’homo Sapiens.
A favore di questa ipotesi ci sono numerosi elementi. In primo luogo, la forma del ciottolo, che ricorda quella di un volto umano, al cui centro – in corrispondenza del naso – si trova l’impronta impressa utilizzando dell’ocra rossa. L’impiego di questo pigmento era molto comune nel Paleolitico, sia nell’ambito dell’arte rupestre che dei riti funebri. Per gli esperti, si tratterebbe dunque di un gesto intenzionale, realizzato per motivi non utilitari, probabilmente legato a pratiche comunicative o rituali.
Il gruppo di ricercatori ha ipotizzato che la realizzazione del ciottolo rappresenta un caso di pareidolia. Con questa espressione si fa riferimento all’illusione provocata dalla spontanea tendenza umana a riconoscere tratti e forme a familiari in oggetti e conformazioni naturali.
Altri esempi di pareidolia sono l’istinto a individuare la forma di profili umani e animali nelle nuvole, nelle conformazioni rocciose e via dicendo.
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Commentando la scoperta, gli studiosi hanno dichiarato che si tratta di un ritrovamento “doppiamente eccezionale perché include l’immagine dermatoglifica più completa finora identificata, ad eccezione dell’impronta digitale parziale di Königsaue, entrambe con un’età minima comparabile“.
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