Fonte: Pixabay
Che il caro vita sia un problema globale è ormai chiaro a tutti, ma in Ghana la situazione ha preso una piega… decisamente insolita. L’Associazione degli Alcolisti Dichiarati, una delle organizzazioni informali più numerose del Paese, ha deciso di passare all’azione. Obiettivo: far abbassare i prezzi dell’alcol, diventati secondo loro insostenibili per i cittadini medi. Il presidente del gruppo, Moses Onyah, noto a tutti come “Dry Bone”, ha lanciato un ultimatum al governo: tre settimane per trovare una soluzione o scatteranno proteste su larga scala.
Con oltre 6,6 milioni di membri, questa associazione non è uno scherzo. Nonostante il nome faccia sorridere, il gruppo è conosciuto per promuovere un consumo responsabile e per aver avviato campagne contro l’abuso di alcol e la guida in stato di ebbrezza. Insomma, non solo bevitori incalliti, ma cittadini organizzati che chiedono semplicemente un po’ di sollievo economico sotto forma di bottiglia. Secondo Onyah, i prezzi degli alcolici sono aumentati del 15%, colpendo sia i venditori che i consumatori finali.
Il paradosso sta tutto nel contesto economico. Il cedi, la moneta nazionale del Ghana, si è recentemente rafforzato. In teoria, questo dovrebbe comportare un calo dei prezzi su diversi beni. E in effetti, altri prodotti hanno visto una riduzione. Ma non l’alcol. E qui si è acceso il malcontento. Secondo “Dry Bone”, questo squilibrio è inaccettabile. Se il valore del cedi sale, anche il diritto a una bevanda serale dovrebbe essere garantito, sostiene l’associazione.
La questione, a ben vedere, è diventata anche politica. L’associazione ha chiamato in causa l’ex presidente John Mahama e il ministro del Commercio e dell’Industria, chiedendo un loro intervento diretto. L’obiettivo è chiaro: abbassare i costi dell’alcol per permettere a tutti di rilassarsi senza dover sacrificare mezza paga per una bottiglia di birra.
Dietro lo slogan provocatorio e le marce per le strade di Accra, c’è un messaggio più ampio: il diritto a un consumo accessibile e, soprattutto, controllato. L’associazione, infatti, non invita all’ubriachezza libera, ma al consumo consapevole, anche nei momenti difficili. In tempi di inflazione, anche un semplice brindisi diventa un lusso. E i membri non ci stanno. Vogliono che il governo ascolti le loro richieste, considerando l’impatto che questi aumenti hanno sulla vita quotidiana.
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Il tutto si inserisce in una realtà economica complessa, dove i costi aumentano ma i salari restano stagnanti. L’alcol diventa così simbolo di una battaglia più ampia: quella per la sopravvivenza economica dei cittadini ghanesi. Il tono è ironico, certo, ma le richieste sono concrete. E il rischio di una mobilitazione nazionale non è da escludere. Chissà se il governo interverrà prima che i brindisi si trasformino in barricate. Di certo, la protesta dell’Associazione degli Alcolisti Dichiarati è destinata a far discutere ancora a lungo. Perché, in fondo, dietro ogni sorso c’è anche un po’ di politica.
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