I bambini devono sapere

“mi chiamo Alberto e faccio il supplente alle scuole medie. Non è facile lavorare con i ragazzi di questa età, sono in piena formazione e bisogna guidarli ed educarli sulle questioni della vita in generale, e non solo dare insegnamenti sulle materie in senso stretto. Comunque vi scrivo per condividere questa conversazione avuta con mia sorella Carlotta. È sempre stata una madre apprensiva, ma da quando la nostra di madre se n’è andata, a mio parere è peggiorata moltissimo. E questo non è un bene per mio nipote Marco. Io e Marco ci vogliamo un mondo di bene, siamo molto legati e assieme parliamo moltissimo. Ultimamente sto cercando di aprirlo un po’ di più al “mondo reale”, dato che mia sorella non se ne occupa, e lo tratta sempre come un bambino di sei anni. Il marito è succube di lei, fa solo ciò che dice lei e non interviene granché per cambiare qualcosa… Questo perché non vuole litigare. La discussione è degenerata perché secondo lei mi sono intromesso nell’educazione di Marco e non ne avrei alcun diritto. Ma io non la penso così, voglio bene a mio nipote e non voglio che soffra inutilmente a causa delle sue paturnie.”

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Alberto, insegnante supplente alle scuole medie, ha voluto raccontare una discussione avuta con sua sorella Carlotta, legata all’educazione del nipote Marco. Alberto spiega quanto sia delicato lavorare con ragazzi in piena fase di crescita, sottolineando che il compito di un educatore va oltre le materie scolastiche: serve anche guidarli e prepararli ad affrontare il mondo reale.

Con suo nipote Marco, Alberto ha un rapporto molto speciale: si vogliono bene e hanno costruito un legame profondo basato sulla fiducia e sul dialogo. Negli ultimi tempi, racconta di aver cercato di “aprirlo di più al mondo reale”, perché ritiene che Carlotta, essendo una madre molto apprensiva, non lo stia aiutando a crescere in modo autonomo. La sorella, a suo dire, tratta ancora Marco come se fosse un bambino di sei anni, soffocandolo con atteggiamenti iperprotettivi che rischiano di impedirgli di maturare.

Alberto aggiunge che la situazione è ulteriormente complicata dal marito di Carlotta, che preferisce non intervenire per evitare conflitti. Questo atteggiamento passivo contribuisce, secondo lui, a mantenere immutata una dinamica familiare che potrebbe finire per danneggiare Marco a lungo termine.

La discussione tra Alberto e Carlotta è degenerata quando lei lo ha accusato di “intromettersi” nell’educazione di suo figlio, sostenendo che non ne abbia alcun diritto. Alberto, però, non la pensa così: spiega che il suo intervento nasce solo dal grande affetto che prova per Marco e dalla preoccupazione per il suo futuro. Ritiene che continuare a proteggerlo in modo eccessivo non farà altro che creargli difficoltà quando dovrà affrontare le sfide della vita.

Condivide questa esperienza per riflettere sulla situazione e chiedere se altri si siano trovati in una dinamica simile. Il suo desiderio è chiaro: aiutare Marco a crescere forte e consapevole, senza che l’iperprotettività della madre diventi un ostacolo.

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