Andiamo a berci un caffè.
- In Thailandia c’è un bar che non è famoso per i caffè
- Si chiama Cup C cafè
- La “coppa” cui si allude è quella del reggiseno
- Le cameriere sono infatti tutte ben dotate
- E i clienti apprezzano
La caratteristica fondamentale di questo bar è: bariste e cameriere devono avere almeno una coppa C di reggiseno. Il risultato? Oggi il locale è sempre strapieno. Il “Cup C cafè” è un locale situato in Thailandia che, con tutta probabilità, non avrebbe avuto il successo che sta avendo se non fosse esistito internet. Ad aver definitivamente fatto impennare il fatturato dell’attività (e non solo) sono stati gli “scatti rubati” che i clienti hanno iniziato a diffondere in rete.

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Ogni singola fotografia immortala le cameriere e le bariste che, come se non bastasse, hanno anche un “codice d’abbigliamento” non esattamente sobrio. Per scopi puramente scientifici, abbiamo deciso di racchiudere qui di seguito una bella carrellata di immagini che ritraggono le ragazze al lavoro tra i tavoli del locale. Come potete notare, comunque, le bevande servite in questo locale sembrano davvero poco accattivanti, il che fa ancora una volta capire quanto il core business non sia esattamente il menu. Insomma, guardate quel bicchiere. Il bicchiere ho detto.

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Toglietemi tutto, ma non la mia “coppa” di caffè
Questa cameriera in particolare è stata la prima “vittima” delle foto scattatele di nascosto mentre serviva ai tavoli, ed è colei che il proprietario dovrebbe ringraziare se il suo locale sta riscuotendo tanto successo. Nami Gnyotta, come si fa chiamare in “arte”, è una studentessa di lingue di 22 anni che, grazie alle sue forme poderose, contribuisce a far innalzare le vendite e non solo del Cup C café. E ad abbassare le diottrie della clientela anche, almeno lo immaginiamo.
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Ovviamente, il proprietario ci ha tenuto particolarmente a sottolineare che la “politica di abbigliamento” dell’azienda non è restrittiva, e che le ragazze potrebbero tranquillamente smettere di mettere abiti così succinti se dovessero iniziare a sentirsi a disagio. Siamo sicuri, tuttavia, che il disagio di percepire una media di 300 dollari di mancia giornalieri per le proprie “performance”, alla fine, vincerà sul pudore.

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