Boantropia: la malattia mentale di chi si crede un bue o una mucca

Vivere credendo di essere una mucca o un bue: l’incredibile patologia psichiatrica della boatropia

 

Avete mai sentito parlare di boantropia? Questo termine indica un rarissimo disturbo mentale che spinge chi ne è affetto a credere di essere un bovino. Ciò può condurre a comportamenti decisamente bizzarri, come pascolare e camminare a quattro zampe, proprio come farebbero un bue o una mucca. Questo disturbo psichiatrico rientra nel più ampio filone della zooantropia, ovvero la convinzione di essere un animale non umano. Come suggerisce il nome, anche la licantropia rientra nello spettro di questi disturbi psicotici, e consiste nella convinzione di essere un lupo mannaro.

Se, infatti, un tempo la zooantropia veniva associata alla stregoneria e alle possessioni demoniache, oggi è intesa come una grave condizione medica che può portare chi ne soffre a sperimentare vere e proprie allucinazioni visive e uditive. Come accennato in precedenza, si tratta di una patologia estremamente rara: ad oggi, infatti, sono stati documentati appena 56 casi clinici. Tra questi, ci sono resoconti dalle conseguenze davvero estreme e inquietanti. Le persone affette dal disturbo, nella convinzione di essere animali, hanno manifestato segnali di aggressività fino ad arrivare a uccidere e a nutrirsi di carne cruda.

Le alterazioni cerebrali alla base dell’insorgenza della boantropia

Quali sono le cause di questa patologia così particolare? Ad oggi, trattandosi di un disturbo poco diffuso e noto, le informazioni sulla boantropia e, più in generale, sulla zooantropia sono davvero poche.

Gli esperti considerano questo genere di patologie al pari della schizofrenia, poiché come tutte le psicosi sono caratterizzate da una perdita di contatto con la realtà e dall’alterazione di pensiero, comportamento e percezione.

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Gli studi scientifici più recenti, infatti, hanno messo in luce alterazioni delle regioni del cervello che elaborano la percezione sensoriale e la propriocezione, ovvero la capacità di percepire il nostro corpo nello spazio circostante.

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