Fonte: YouTube
Chi l’avrebbe mai detto che parlare di intestino potesse diventare una strategia di marketing? Eppure è proprio ciò che ha fatto PETA UK, l’associazione nota per le sue campagne forti e immagini spesso difficili da dimenticare. Questa volta, però, niente sangue, niente lacrime. Solo… pupazzetti a forma di cacca che cantano. Il tutto in una palette pastello da far impallidire un unicorno.
La nuova campagna, dal titolo volutamente provocatorio “Being Vegan is Good Sh*t”, mira a promuovere la dieta vegana partendo da un aspetto spesso ignorato: la salute dell’apparato digerente. E lo fa con uno stile pop, leggero e dichiaratamente social. L’obiettivo? Far sorridere, far parlare e – possibilmente – far riflettere. Senza bisogno di colpevolizzare nessuno.
Nel videoclip animato, creato in collaborazione con l’agenzia Samy Alliance e il team creativo Flamboyant Paradise, una comitiva di escrementi troppo carini per essere veri canta un jingle su quanto sia fantastico andare in bagno quando si mangia vegetale. Sì, hai letto bene. Si parla di fibre, regolarità intestinale e addio alla stitichezza. Il tutto in un tono allegro che fa dimenticare per un attimo che si tratta di una pubblicità.
Del resto, i dati parlano chiaro: più del 20% della popolazione mondiale soffre di problemi di stipsi. E una dieta ricca di fibre vegetali è tra le soluzioni più consigliate dai medici. Insomma l’argomento può far ridere, ma è tutt’altro che superficiale. E se per parlarne serve un pupazzo marrone che canta, ben venga.
Oltre al video, la campagna prevede una serie di formati brevi per TikTok e Instagram, audio promozionali su Spotify e persino adesivi da collezionare con le faccine dei protagonisti. Come dire: se il messaggio deve arrivare ovunque, tanto vale che lo faccia col sorriso.
In parallelo, PETA propone un challenge di 30 giorni per provare la dieta vegana. Sul loro sito si trovano ricette, consigli nutrizionali e una guida per chi vuole fare il primo passo senza panico. Niente giudizi, solo incoraggiamento e supporto. Una svolta comunicativa per l’associazione, che mostra di saper evolvere senza rinunciare ai propri valori.
Non è solo una trovata buffa. Dietro l’umorismo c’è una strategia ben precisa: rendere la scelta vegana accessibile, concreta e meno austera. Il linguaggio è quello della Gen Z, l’estetica è da anime, la colonna sonora sembra uscita da una playlist virale. Ma il messaggio resta forte: prendersi cura di sé, degli animali e del pianeta.
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E alla fine, che piaccia o meno, questa operazione ha centrato l’obiettivo: se ne parla, si condivide, si discute. E magari, nel frattempo, qualcuno inizia davvero a mangiare più verdure. Anche solo per andare in bagno più felice. In fondo, non è questo il vero colpo di genio?
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