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A quanto pare non servono sudoku né pillole miracolose: basta un cane che ti guarda con quegli occhioni o un gatto che ti ignora con stile per mantenere il cervello sveglio dopo i cinquant’anni. Lo suggerisce uno studio svizzero durato 18 anni, pubblicato su Scientific Reports, che ha analizzato migliaia di casi in tutta Europa per valutare l’impatto degli animali domestici sul declino cognitivo.
E i risultati? Molto più incoraggianti di quanto ci si potesse aspettare. I proprietari di cani mostrano una memoria più reattiva, mentre chi vive con un gatto conserva meglio la fluidità verbale. Non si tratta solo di compagnia, ma di un vero effetto sul funzionamento cerebrale, grazie all’interazione quotidiana, all’affetto reciproco e, nel caso dei cani, anche a quel sano movimento imposto dalle passeggiate.
I dati arrivano dal progetto Survey of Health and Retirement in Europe, un’indagine che ha coinvolto adulti over 50 in diversi paesi europei. L’autrice dello studio, Adriana Rostekova, ha sottolineato come solo alcune specie animali abbiano dimostrato un legame significativo con la prevenzione del declino mentale. Tra queste, ovviamente, i più gettonati compagni domestici: cani e gatti.
I pesci e gli uccelli, sebbene decorativi e in grado di ispirare momenti di contemplazione zen, sembrano avere scarso impatto sulla salute cognitiva. Il motivo? Mancanza di interazione sociale, legami emotivi meno profondi e, nel caso degli uccelli, persino il rischio di disturbare il sonno. Insomma, belli da vedere ma poco stimolanti per il cervello.
Secondo gli studiosi, l’interazione costante con un cane attiva aree cerebrali legate all’attenzione e alle emozioni. Il comportamento imprevedibile dei gatti, invece, stimolerebbe la flessibilità cognitiva. In entrambi i casi, il cervello viene mantenuto in esercizio, un po’ come se facesse ginnastica leggera tutti i giorni.
Inoltre non bisogna sottovalutare l’effetto socializzante. Chi ha un cane esce di casa, parla con altri proprietari e mantiene relazioni attive. I gatti, invece, non saranno dei campioni di estroversione, ma offrono un legame costante che può compensare la solitudine, elemento chiave nella prevenzione del decadimento mentale.
La conclusione degli scienziati è chiara: vivere con un cane o un gatto può essere una forma di prevenzione cognitiva semplice, quotidiana e decisamente piacevole. Una sorta di pet therapy domestica, a costo contenuto e con effetti che vanno ben oltre il semplice intrattenimento.
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Con l’invecchiamento della popolazione e il rischio crescente di demenza, includere gli animali domestici nelle strategie di promozione della salute mentale potrebbe rivelarsi più utile di quanto pensiamo. Non si tratta solo di affetto: è stimolazione mentale continua, supporto emotivo e un modo concreto per invecchiare bene. E se nel frattempo si ottiene anche qualche carezza in più, tanto meglio.
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