Cartoni animati che in pochissimi ricordano ma che meritano

Non sono famosi ma dovrebbero esserlo

 

I cartoni animati che alla fine ricordano tutti sono sempre gli stessi. Eppure ci sono delle piccole perle che meritano tanto e che non tutti ricordano. Vediamo quali sono, secondo il web, i cartoni animati semi-dimenticati che meritano una rispolverata.

Quattro cartoni che forse non hai visto ma dovresti

Fievel sbarca in America. Un cartone animato di nicchia, se consideriamo che i film d’animazione non Disney che avevano davvero successo erano pochi. Eppure, Fievel, che raccontava la storia di un topolino che dalla Russia sbarcava in America, era un piccolo gioiello che spiegava il fenomeno dell’immigrazione.

Ransie la strega. Questa era proprio una serie a puntate ricavata da un manga giapponese. Semi-dimenticata perché non andava in onda nei canali di punta della televisione italiana ma davvero appassionante. Raccontava le avventure di una streghetta dalla famiglia a dir poco bizzarra che non approvava affatto il suo amore per un umano.

Ranma 1/2. Tutti presi dai cartoni animati più blasonati, forse vi siete persi una delle serie anime più belle che hanno dato in tv. Andata in onda un po’ su MTV e un po’ su qualche canale locale, Ranma narrava la storia di un ragazzo che, durante un allenamento con il padre, era caduto dentro delle sorgenti maledette. Da quel momento, quando si bagnava con dell’acqua fredda si trasformava in donna (suo padre in Panda). Un cartone animato all’avanguardia e che meritava almeno quanto Dragonball.

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Papà Gambalunga. Tratto dal romanzo di Jean Webster e andato in onda sul canale dei cartoni animati per eccellenza (Italia 1) non è ricordato dai più. Tra i vari orfani, i più famosi andati in onda su quel canale sono senza dubbio Remì, Anna dai capelli rossi e Heidi. Eppure, anche Judy Abbott, la protagonista di questa serie animata, non ha genitori. Destinata a lavorare prestissimo, colpisce per il suo talento nella scrittura una figura misteriosa che le pagherà gli studi. Judy lo chiama “Papà Gambalunga” perché di lui conosce solo la lunga ombra e, come chiesto da lui stesso, gli scrive delle lunghe lettere in cui gli racconta i suoi progressi.

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