Fonte: Facebook
Halloween è quella festa in cui zucche, scheletri e streghe spuntano ovunque. Ma in South Carolina, una coppia ha deciso di alzare l’asticella, letteralmente mandando in fumo la concorrenza. Amanda Peden e Sam Lee hanno trasformato la loro casa in un perfetto incendio… finto. Talmente realistico che i vigili del fuoco locali ricevono ancora oggi chiamate di emergenza da automobilisti convinti di assistere a una tragedia.
Non è la prima volta che la coppia stupisce il quartiere con trovate fuori scala: nel 2021 avevano allestito un aereo precipitato, nel 2022 un incidente con un furgone capovolto. Ma il 2023 è stato l’anno della consacrazione artistica, quando hanno presentato la loro “casa in fiamme”. Fumo artificiale, luci tremolanti e un sapiente gioco di prospettive hanno creato un effetto così credibile da ingannare anche i più scettici.
Il capo dei pompieri di Fountain Inn, Russell Alexander, ha ammesso che la prima volta è stato un caos. “Ricevevamo chiamate continue” ha raccontato “ora un po’ meno, ma a ottobre ne abbiamo già avute quattro”. Ogni volta che qualcuno segnala l’incendio, i pompieri contattano Amanda e Sam per accertarsi che non si tratti di un vero rogo. E se il chiamante è particolarmente convinto, partono comunque i soccorsi.
A quanto pare, la differenza tra il finto incendio e uno reale si nota solo a un occhio esperto: il fumo sale troppo lentamente e il colore non è quello tipico di un vero fuoco. Ma per chi guida distrattamente, la scena sembra uscita da un film catastrofico.
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Amanda, con tanto di post su Facebook e TikTok, ha cercato di chiarire le cose: “La mia casa è in fiamme (ma non davvero). Accendo le luci ogni sera dalle 8 alle 10 fino al 31 ottobre. Per favore, non chiamate i pompieri!”. Ciononostante, il successo è stato tale che la coppia è ormai una celebrità locale. C’è chi applaude la creatività e chi vorrebbe bandire l’effetto speciale per eccesso di realismo. Intanto, mentre fuori sembra l’inferno, dentro casa la famiglia Peden-Lee guarda la TV e cena serenamente. Perché, in fondo, anche il panico può essere un’arte.
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