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Nel nord-ovest della Spagna, tra le colline verdeggianti e le torbiere cariche di muschio, pascolano dei veri eroi silenziosi: i cavalli selvatici della Galizia, noti come bestas. Non indossano elmetti, non hanno sirene e non volano tra le fiamme. Però brucano. E brucano con una dedizione che nemmeno il miglior giardiniere.
Il loro compito? Semplice ma geniale: ripulire il sottobosco da tutta quella vegetazione secca che, altrimenti, trasformerebbe ogni estate galiziana in un barbecue fuori controllo. E pare che funzioni. Dal 2019, nei dintorni del villaggio di Barro, grazie a questi instancabili erbivori, gli incendi sono praticamente spariti.
Ma non si limitano a “fare pulizia”. Le bestas svolgono un ruolo ecologico sorprendente. Grazie al loro pascolo selettivo, lasciano spazio a specie autoctone come l’erica e l’asfodelo, fondamentali per impollinatori e qualità del suolo. Mentre le torbiere circostanti diventano serbatoi naturali di carbonio, contribuendo a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Altro che bonus verde.
Gli scienziati dell’Università di La Coruña lo hanno confermato: nessuna piantagione di pini o pascolo bovino regge il confronto con l’effetto positivo dei cavalli selvatici sulla biodiversità e sulla prevenzione incendi. Insomma, se Madre Natura avesse bisogno di un piano antincendio, probabilmente assumerebbe un branco di bestas.
Non si tratta solo di ecologia, ma anche di cultura. Ogni estate si celebra la “Rapa das Bestas”, una festa che ha radici nel XV secolo. In quest’occasione, i cavalli vengono radunati per controlli sanitari, vaccinazioni e un rapido restyling della criniera, che aiuta a proteggerli dai lupi. Dopo una breve pausa nella movida del pascolo, tornano liberi sulle montagne.
Questa antica usanza, oltre a richiamare turisti e curiosi, è parte di un delicato equilibrio tra uomo e natura che, per una volta, non prevede né cancelli né box recintati. I cosiddetti “besteiros”, custodi tradizionali dei cavalli, continuano a monitorarli con attenzione, in uno scambio che resiste al tempo e alla tecnologia.
Eppure, nonostante la loro utilità, le bestas stanno diventando una rarità. Dai 22.000 esemplari degli anni ’70, oggi ne rimangono meno della metà. Colpa dello spopolamento delle campagne, della diffusione di specie aliene come l’eucalipto (pianta che, giusto per non esagerare, si auto-incendia per riprodursi) e dei costi di gestione sempre più elevati.
L’eucalipto, arrivato in Galizia dall’Australia per alimentare le cartiere locali, cresce a dismisura, togliendo spazio al pascolo e aumentando il rischio di incendi. Un autentico incubo per chi sperava in un’estate tranquilla e un ecosistema sano.
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Il caso galiziano non è solo un racconto locale: è un modello replicabile. In un’Europa sempre più minacciata dagli incendi estivi, il ruolo degli animali nel mantenimento degli habitat naturali potrebbe diventare cruciale. A patto che si riconosca il loro valore ecologico e si investa nella loro tutela. Perché in fondo, quando un cavallo ti salva la casa semplicemente mangiando un po’ di ginestra, forse è il momento di rivedere le nostre priorità. E magari di ringraziarlo con un fieno extra.
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