ChatGPT come avvocato per contestare una multa: vince la causa

ChatGPT avvocato d’ufficio? In Kazakistan ha già vinto la sua prima causa

 

Fino a ieri lo usavamo per scrivere email, riassunti e – diciamolo – qualche poesia d’amore in extremis. Oggi, ChatGPT è ufficialmente entrato in aula di tribunale. Succede in Kazakistan, dove un ventitreenne ha deciso di usare l’AI più famosa al mondo per contestare una multa. E, spoiler: ha vinto.

Kenzhebek Ismailov non è un genio del diritto, né un attivista ribelle contro il sistema. È semplicemente uno che, mentre portava la madre in ospedale, si è trovato bloccato dietro a un’auto ferma in mezzo all’unica corsia disponibile. Preso tra l’etica della buona azione e il rischio di paralizzare il traffico, ha fatto l’unica cosa ragionevole: ha deviato nella corsia degli autobus. Un gesto di puro buon senso… immortalato, ovviamente, da una videocamera.

Contestare una multa con ChatGPT: la nuova frontiera del fai-da-te legale

Arriva la multa: 5800 tenge (circa 11 dollari). E Ismailov, forse più per principio che per portafoglio, decide di non stare zitto. Peccato che il suo primo tentativo di contestazione venga respinto senza troppi complimenti. E qui entra in scena il nostro eroe digitale: ChatGPT.

Ismailov scrive tutto al chatbot: situazione, video, contesto. L’AI non solo gli consiglia di rivolgersi alla giustizia, ma gli prepara anche tutti i documenti per il ricorso. Lui stampa, firma, spedisce. Nessun avvocato coinvolto, solo un ragazzo e la sua tastiera.

ChatGPT in aula: giudice, testimone e (quasi) oratore

Durante l’udienza, la ciliegina sulla torta: Ismailov attiva la sintesi vocale per far leggere a ChatGPT le sue risposte. Il giudice ascolta, fa qualche domanda e, probabilmente incredulo, decide di annullare la multa. Un processo durato appena dieci minuti, ma sufficiente per passare alla storia del legal tech kazako.

Non è solo una vittoria personale. È la dimostrazione che la tecnologia può essere più accessibile e utile di quanto immaginiamo. Ismailov, dal canto suo, non si ferma: ora vuole citare in giudizio la polizia per il tempo perso. Per coerenza, ovviamente, chiederà a ChatGPT anche il modello di quella causa.

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Legal tech e giustizia digitale: il futuro è adesso

Questo caso solleva domande interessanti. È giusto usare un’intelligenza artificiale in tribunale? Fino a che punto possiamo delegare alla tecnologia i nostri diritti? In attesa che i giuristi dibattano, una cosa è certa: il codice civile ora si legge anche in HTML. Il Kazakistan si è così ritrovato al centro di una piccola rivoluzione legale. E se un ragazzo da solo, con un chatbot e un pizzico di testardaggine, può spuntarla contro il sistema, forse siamo davvero entrati in una nuova era della giustizia fai-da-te.

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