Il cibo nei film: quando anche una forchettata è pura recitazione

Il cibo nei film: l’arte di non mangiare in scena

 

Nei film, mangiare è un’arte. Ma non quella culinaria: è recitazione allo stato puro. Quante volte si vedono attori seduti a tavola, pronti a gustare un piatto succulento, ma poi l’inquadratura cambia prima che possano deglutire? Questo non è un caso, ma una scelta ben precisa della regia. Mostrare la masticazione è rischioso, soprattutto se la scena deve essere ripetuta decine di volte. Nessuno vuole vedere un attore inghiottire il trentesimo boccone di purè tiepido dopo otto ore di ciak.

La tecnica più usata è quella del “quasi morso”: si porta il cibo alla bocca, si simula una forchettata entusiasta e, prima che succeda qualcosa di concreto, si cambia inquadratura. È un modo semplice per evitare problemi di continuità e, soprattutto, per non costringere gli attori a un’indigestione da copione. Del resto, anche nei momenti più intensi, è raro che l’emozione venga da una carbonara mal digerita.

Scene con cibo nei film: tra tagli e piatti finti

Il cibo sui set cinematografici non è scelto per il sapore, ma per la resistenza. Deve restare credibile per ore, sotto luci calde e riprese ripetute. Ecco perché spesso è finto, plastificato o solo scenografico. E quando è vero, è lì solo per essere spostato da una parte all’altra del piatto, senza mai finire nello stomaco dell’attore. Chi pensa che il cinema sia pieno di pranzi realistici non ha mai visto un protagonista sputare dietro le quinte subito dopo aver detto “azione”.

Anche le bevande sono spesso una farsa. Il vino è succo d’uva, il caffè è aria compressa e le tazze sono perennemente vuote. La scena resta credibile solo grazie a gesti abitudinari e inquadrature ravvicinate. Memorabile, nel bene e nel male, la scena di House of Gucci con Lady Gaga che sbatte un cucchiaino contro una tazzina palesemente vuota. Più che la recitazione, è la fisica a rompere l’incanto.

Il trucco del cibo nei film: tra estetica e continuità

La continuità visiva è il vero mantra delle scene a tavola. Un morso in più o in meno può mandare all’aria l’intero montaggio. Per questo gli attori devono replicare ogni movimento al millimetro. Se nel primo ciak il pane era morsicato sul lato sinistro, anche nel trentesimo deve esserlo allo stesso modo. Un compito che richiede precisione chirurgica, altro che appetito.

Quando il cibo non fa la sua figura, entrano in gioco gli effetti speciali. Sì, a volte anche un arrosto ha bisogno del CGI per sembrare più succulento. Lucidature digitali, vapori finti e ritocchi di colore rendono il piatto più fotogenico, anche se assolutamente non commestibile. Perché al cinema, anche un piatto vuoto può raccontare una storia.

Dietro le quinte: attori a dieta e ciak infiniti

Un’altra ragione per cui gli attori evitano di mangiare davvero durante le riprese è molto più concreta: la dieta. Girare una scena dieci volte significa ingerire dieci piatti. Nessuno, neanche il più entusiasta amante del cibo, riuscirebbe a resistere a una maratona alimentare simile. Meglio fingere e mantenere la forma per la scena successiva.

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Insomma, la prossima volta che vedrete un personaggio gustare una lasagna sul grande schermo, sappiate che probabilmente non ha assaporato nemmeno una forchettata. È tutto finto, come spesso accade al cinema. Ma in fondo, non è anche questo il bello della recitazione?

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