Ciclo blues

“Sono una ragazza di 37 anni e ho perso in questi giorni la mia Jessica. Il mio fidanzato non capisce la mia situazione! Donne, over 35 quanti ovuli vi sono rimasti?? Ve lo dico io. Pochi. Per questo ho cominciato da qualche mese a dare un nome a ogni figlio che mese dopo mese perdo. Così da capire che sono una cosa vera e reale e non solo un fluido corporeo. Vi ricordate la storia della Bella e la bestia. C’è una rosa nell’ala ovest del castello della bestia. Ogni anno perde un petalo. Quando la rosa sarà senza più petali, la bestia morirà. La stessa cosa vale anche per me. Ogni volta che un petalo rosso cade sul mio assorbente, perdo una Jessica. Non so quante Jessica mi sono rimaste ancora. Ho chiesto al mio ginecologo ma mi ha detto che non si possono contare. Quindi viaggio alla cieca e sono stanca di questo. Ora va bene tutto, però il mio fidanzato non mi capisce e dice che sto male (il che è vero). La cosa peggiore però è che mi ha mentito su un punto fondamentale. Io mi sento ingannata da lui perché mi ha illuso!!!”

Scrivete cosa ne pensate nei commenti di Facebook e Buona lettura!

La nostra lettrice, che ha 37 anni, condivide un’esperienza personale e intima riguardante la sua fertilità e il modo in cui sta affrontando la consapevolezza del declino della sua capacità riproduttiva. Ha iniziato a dare un nome, “Jessica”, a ogni ovulo che perde durante il suo ciclo mestruale, come un modo per rendere tangibile e reale ogni potenziale figlio che non sarà concepito.

Questo processo emotivo è descritto con un paragone alla storia de “La Bella e la Bestia”, dove la rosa nel castello della Bestia perde un petalo ogni anno, simboleggiando il passare del tempo e la vicinanza alla morte della Bestia. Analogamente, ogni volta che perde un ovulo, la donna sente di perdere una “Jessica”, e non sa quante opportunità le rimangono per avere un figlio, poiché, come le ha detto il suo ginecologo, non è possibile contare gli ovuli restanti.

Esprime frustrazione per il fatto di dover affrontare questa realtà “alla cieca” e menziona anche la mancanza di comprensione e sostegno da parte del suo fidanzato. Afferma che lui non capisce la sua situazione e crede che lei stia male. Inoltre, sottolinea che il fidanzato le ha mentito su un aspetto importante, lasciandola sentirsi ingannata e illusa, anche se non specifica quale sia questo aspetto. La sua narrazione trasmette un senso di disperazione e un bisogno di empatia e sostegno nel suo viaggio emotivo.

“Ho deciso di dare fuoco a tutti i miei assorbenti! Ho perso il mio ovulo Jessica. Ho il ciclo infatti. Io mi chiedo, quante altre Jessica mi sono rimaste in serbatoio? Poche!! Sono in riserva e non posso aspettare di rimanere in panne. È ora che qualcuno metta in moto la macchina. Che dia la scossa della vita come in Frankeinstein. Si può fare e si deve fare adesso!! Jessica, amore mio, ti ho perduta. Ma non permetterò che accada lo stesso a tuo fratello Giangiorgio. Questo piccolo monello di ovulo uscirà allo scoperto tra qualche giorno e sono davvero felice di potergli infondere la vita. Desidero davvero tanto avere un figlio. Il mio ragazzo vuole dei figli. C’è scritto nel suo profilo Tinder, porca miseria! Quindi deve fare il suo dovere. Lui però sta partendo. Chiaramente questo è un problema. Come può fare il suo dovere di uomo se non c’è? Sembra che lo stia facendo apposta a partire proprio quando sono fertile. Ma io non ci sto. Io non mi faccio prendere in giro.”

Profondamente turbata dalla perdita di un altro ovulo che ha chiamato “Jessica”, descrive un sentimento di urgenza e disperazione riguardo alla sua fertilità. Ella paragona la sua situazione a quella del personaggio di Frankenstein, dove è necessaria una “scossa di vita” per creare un essere vivente. Questo riflette il suo desiderio intenso di diventare madre e la sua percezione di un tempo limitato per farlo.

La donna anticipa con speranza l’arrivo di un altro ovulo, che ha già nominato “Giangiorgio”, e si dichiara determinata a non permettere che vada perso come “Jessica”. La sua volontà di avere un figlio è chiara e forte, come evidenziato dal suo entusiasmo nel pensare di poter dare vita a “Giangiorgio”.

Tuttavia, la situazione è complicata dalla partenza imminente del suo fidanzato, che lei percepisce come un ulteriore ostacolo al suo desiderio di maternità. La donna è frustrata e sospetta che il suo fidanzato stia deliberatamente partendo nel periodo in cui lei è fertile. Il fatto che il profilo Tinder del suo fidanzato esprima il desiderio di avere figli aumenta il senso di urgenza e di inganno percepito da lei.

Il suo racconto termina con una dichiarazione di rifiuto ad accettare passivamente la situazione, mostrando una forte determinazione a prendere in mano la propria vita riproduttiva.

Share