Perché il colore blu è associato ai maschi e il rosa alle femmine?

Fino a 100 anni fa il rosa era per i maschi: ecco cosa è successo nel frattempo

 

Tendenzialmente, per accogliere l’arrivo dei nuovi nati si tende prediligere completini, giocattoli e accessori di colore diverso, a seconda del genere del pargolo. La regola del blu per i maschietti e il rosa per le femminucce è un vero e proprio must. Eppure, fino all’inizio del 1900 i neonati venivano vestiti nello stesso modo, prediligendo gli abiti bianchi perché più pratici da lavare.

Fino ai 6-7 anni, le gonne venivano indossate sia dalle femmine che dai maschi. Questi ultimi, poi, le dismettevano per iniziare a indossare i pantaloni, entrando così simbolicamente nel mondo maschile. Solo a metà del XX secolo iniziò a farsi largo l’idea che i colori dovessero essere usati per distinguere i generi sin dalla più tenera età. Questa concezione si diffuse fino a diventare un vero e proprio codice rigido: regalare a un maschietto una copertina rosa è per molti impensabile, se non addirittura offensivo, e viceversa. Eppure, fino agli anni 20 del ‘900 era in voga il pensiero opposto: il rosa, per via della sua vivacità e la sua vicinanza cromatica al rosso, colore convenzionalmente associato alla forza, era ritenuto più adatto per i maschi.

Genere e marketing: come il mercato ha influenzato la percezione del maschile e del femminile

A partire dal 1940, si verificò una inversione del trend: le grandi aziende e cataloghi di moda per bambini iniziarono a pubblicizzare il rosa per le femmine e il blu per i maschi, influenzando le scelte dei genitori. La moda, poi, giunse in Europa attraverso l’influenza culturale e commerciale degli States.

Il rigido codice cromatico si impose definitivamente con l’arrivo dei test prenatali, che consentivano di conoscere in anticipo il genere del nascituro. Al fine di massimizzare le vendite, il mercato iniziò a produrre articoli personalizzati e differenziati.

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Al giorno d’oggi, però, un altro cambiamento si sta facendo progressivamente strada: sempre più giovani considerano il genere in ottica non binaria, prediligendo abiti e oggetti gender-neutral sia per i maschi che per le femmine.

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