Le persone si fidano più di una consulenza legale di ChatGPT che di quella di un avvocato

Uno studio ha messo a confronto la validità e la credibilità di consigli legali forniti dall’IA e dai professionisti umani

 

L’Intelligenza Artificiale ormai è presente in ogni ambito della vita quotidiana e la usiamo per avere risposte specifiche alle nostre domande. Ormai ha preso talmente piede che viene utilizzata anche per questioni che fino a poco tempo fa erano di esclusiva competenza umana. E’ il caso ad esempio delle consulenze legali.

Il confronto tra pareri legali

Uno studio recente ha rivelato un dato sorprendente e potenzialmente rivoluzionario: molte persone si fidano più dei consigli legali forniti da un’intelligenza artificiale come ChatGPT rispetto a quelli dati da un avvocato umano. La ricerca, pubblicata sulla rivista Behavioral Sciences and the Law e condotta da un team internazionale di esperti, ha coinvolto 288 adulti statunitensi a cui è stato chiesto di valutare la validità e la credibilità di consigli legali su situazioni ipotetiche. I partecipanti hanno letto una serie di scenari legali e ricevuto risposte che sembravano provenire da ChatGPT o da un avvocato. In realtà, tutti i consigli provenivano dalla stessa fonte: l’intelligenza artificiale.

I risultati sono stati sorprendenti. Quando non veniva indicata la fonte, la maggior parte dei partecipanti preferiva seguire i consigli dell’IA. Ancora più notevole è che, anche quando veniva specificato che la risposta era generata da ChatGPT, i partecipanti continuavano a considerarla più convincente rispetto a quella di un avvocato. Questo suggerisce che la presentazione chiara, diretta e ben strutturata dei consigli da parte dell’IA gioca un ruolo cruciale nella fiducia che le persone le attribuiscono. Non si tratta necessariamente di competenza percepita, ma di comunicazione efficace.

I rischi nel seguire i consigli legali dell’IA

Gli autori dello studio ipotizzano che l’IA sembri più affidabile non solo per la sua forma di comunicazione, con parole più semplici e comprensibili rispetto ai tecnicismi legali usati dai professionisti, ma anche perché le persone potrebbero associare la tecnologia a imparzialità e neutralità, due qualità spesso ritenute carenti nella percezione pubblica degli avvocati. Inoltre, l’accesso gratuito o economico a strumenti come ChatGPT riduce le barriere all’informazione legale, rendendola più accessibile a chi non può permettersi una consulenza professionale.

Tuttavia, il mondo legale guarda a questi risultati con cautela. Come riportato da Lawyers Weekly, solo il 7% degli avvocati intervistati si fida completamente dei consigli forniti dall’IA. Le principali riserve riguardano l’accuratezza, la responsabilità legale e la mancanza di comprensione delle sfumature contestuali. Le macchine non possiedono empatia, né la capacità di interpretare norme in base a contesti umani complessi. Inoltre, l’IA può fornire informazioni obsolete o errate, specialmente se non è aggiornata alle più recenti modifiche legislative.

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La questione si inserisce in un dibattito più ampio sul ruolo dell’intelligenza artificiale nelle professioni regolamentate. Se da un lato è vero che strumenti come ChatGPT possono democratizzare l’accesso alla conoscenza legale, dall’altro c’è il rischio che persone vulnerabili prendano decisioni critiche basandosi su informazioni che non tengono conto della complessità del diritto.

 

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