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Scrollare il feed è ormai un gesto istintivo, quasi automatico. Ma c’è un passaggio che molti conoscono bene: aprire il profilo dell’ex. Lo si fa per curiosità, per nostalgia o semplicemente perché l’algoritmo ha deciso di piazzare quella faccia proprio lì davanti. Il problema è che quella rapida occhiata, spesso, racconta molto più di quanto sembri. Non è solo curiosità: è un segnale che dentro di noi qualcosa non si è ancora chiuso del tutto.
Il gesto è rapido, certo, ma i suoi effetti restano. Si apre Instagram per due minuti e ci si ritrova a fare la radiografia digitale di una persona che ormai non fa più parte della nostra vita quotidiana. È felice? Ha qualcuno accanto? Sta meglio senza di me? La mente corre veloce, e il dito continua a scorrere come se ogni tag o like potesse dare una risposta definitiva.
I social amplificano la nostalgia in modo perfetto. Offrono l’illusione della vicinanza, ma in realtà creano una distanza ancora più dolorosa. È un po’ come guardare un film in cui si conosce già il finale, ma continuare a sperare che la trama cambi. Così ogni foto diventa un tuffo al cuore, ogni storia un’occasione per fare paragoni e alimentare dubbi.
E più si guarda, più diventa abitudine. La routine del “tap” può trasformarsi in un meccanismo automatico che ostacola il distacco emotivo. Invece di guarire la ferita, la si tiene aperta. Invece di chiudere un capitolo, lo si rilegge ogni giorno, senza mai voltare davvero pagina.
Finché il gesto rimane saltuario, può sembrare innocuo. Ma quando diventa quotidiano, il rischio è evidente: la vita reale passa in secondo piano mentre i pensieri ruotano attorno alle notifiche di qualcun altro. Non si guarda più dentro di sé, ma solo nello schermo, aspettando segnali che non arrivano mai.
La conseguenza è un ciclo difficile da spezzare: ansia quando l’ex pubblica qualcosa, frustrazione quando non lo fa, sollievo momentaneo che sparisce dopo pochi minuti. È come cercare di dissetarsi con acqua salata: più si beve, più aumenta la sete.
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Il passo avanti, anche se difficile, è semplice da enunciare: smettere di controllare. Non significa cancellare il passato, ma liberarsi da un’abitudine che non porta alcun beneficio. Guardare meno lo schermo permette di tornare a guardare di più la propria vita, i propri interessi e le persone che davvero ci sono. Lasciare andare non equivale a dimenticare. È una scelta attiva: quella di rimettersi al centro della propria esistenza e di concedersi la possibilità di ricominciare senza rimanere prigionieri di un profilo online. Giorno dopo giorno, il distacco diventa più leggero e la nostalgia meno soffocante.
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