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L’alcol è un vecchio compagno delle nostre serate, ma forse non l’abbiamo mai davvero capito. Non parliamo solo dei postumi o delle foto imbarazzanti il giorno dopo, ma di quello che succede dentro: sensazioni sottili, percezioni distorte e qualche illusione ben assestata. Una nuova ricerca europea ci mostra che il corpo ha molto da dire sull’alcol, ma noi sembriamo troppo impegnati a brindare per ascoltarlo.
Gli scienziati, che come sempre rovinano il divertimento per il nostro bene, hanno studiato il fenomeno dell’interocezione, cioè la capacità di sentire i segnali interni del corpo. Hanno scoperto che chi percepisce meglio il proprio corpo tende a sentirsi più sedato durante l’assunzione di alcol, mentre chi “sente poco” si ritrova inspiegabilmente più carico e stimolato. Il che potrebbe spiegare perché alcuni alzano un bicchiere dopo l’altro senza accorgersi che il corpo, nel frattempo, sta già lanciando segnali di fumo.
Nello studio, un gruppo di adulti ha bevuto o un cocktail vero (a base di alcol dosato con precisione millimetrica) oppure un placebo identico per gusto. Poi, grazie a una mappa digitale del corpo, hanno indicato dove sentivano attivazione o intorpidimento. Risultato? Gli effetti si sono fatti sentire, soprattutto in testa, petto e braccia. Sensazioni come calore, leggerezza o pesantezza sono state registrate con attenzione, mentre gli scienziati osservavano come dei barman molto poco allegri.
Ma la vera rivelazione riguarda chi percepiva meno il proprio corpo: paradossalmente, erano quelli che si sentivano più vivi, più energici e meno sedati. In pratica, meno ti accorgi di cosa ti sta succedendo dentro, più rischi di finire a brindare con lo specchio.
Il punto è che queste sensazioni non sono dettagli trascurabili: possono predire il comportamento futuro. Sentirsi stimolati e non sedati aumenta le probabilità di cadere nell’abuso. Il corpo, quindi, potrebbe essere il primo a sapere quando stiamo esagerando. Il problema? Spesso non gli diamo retta.
A confermare tutto c’è anche un test del battito cardiaco. I partecipanti dovevano dire se un suono era sincronizzato con il loro cuore. Chi era più in sintonia col proprio corpo, indovinava di più. E indovina chi rischia di meno con l’alcol? Esatto, chi conosce meglio se stesso – almeno a livello fisico.
Non è solo teoria. Questo studio potrebbe avere implicazioni concrete per la prevenzione delle dipendenze. Se imparassimo a riconoscere i segnali corporei, potremmo intervenire prima che l’alcol prenda il sopravvento. Certo, tra il dire e il fare c’è di mezzo un bicchiere di troppo, ma l’idea resta valida.
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Un’ultima curiosità: anche chi beveva solo il placebo ha riportato sensazioni corporee. Come dire, il cervello gioca d’anticipo e si comporta come se l’alcol ci fosse davvero. Questo apre un altro vaso di Pandora: quello del potere dell’aspettativa, che ci condiziona anche quando pensiamo di essere sobri. Alla fine, il messaggio è semplice quanto disarmante: il corpo ci parla, ma noi siamo spesso sordi. O troppo occupati a fare cin cin per accorgercene. Ascoltarlo potrebbe non solo salvarci da una sbronza, ma anche da qualcosa di ben più serio.
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