Spose e damigelle: come comportarsi (e come dire no se non lo vuoi essere)

Dire no a fare la damigella e la regola d’oro per evitare drammi

 

Organizzare un matrimonio nel 2025 è un’impresa che richiede più capacità diplomatiche che logistiche. Essere invitate come damigelle dovrebbe essere un onore, ma tra abiti da pagare, addii al nubilato da organizzare e infinite chat di gruppo, molte preferirebbero una maratona Netflix. Dire di no senza trasformarsi nella cattiva del film, però, è possibile: basta farlo subito, con gentilezza e sincerità, magari proponendo un’alternativa meno impegnativa, come leggere un brano durante la cerimonia.

Dal lato opposto, le spose non hanno vita più facile. Oltre a scegliere i fiori e a decidere se il menù debba includere quinoa o risotto, devono anche gestire un “team” che spesso si comporta più come una squadra di calcio in crisi. Tra damigelle che non rispondono, polemiche sull’abito e discussioni sull’addio al nubilato, il rischio di trasformare il grande giorno in un reality show è alto.

Dire no a fare la damigella

Secondo gli esperti, la chiave sta nel comunicare presto e bene. Non è necessario inventare scuse elaborate: se non ci si sente adatte al ruolo, è meglio dirlo subito. Il segreto è proporre un modo diverso di partecipare, evitando così ferite all’orgoglio della sposa. In fondo, il giorno è suo, ma la vita è anche della damigella in questione.

E se invece è la sposa a trovarsi con un’amica che semina più caos che aiuto? Anche qui la diplomazia è essenziale. Una chiacchierata privata può risolvere molti malintesi. Ma se il problema è l’atteggiamento e non il portafoglio, a volte l’unica scelta è “licenziare” la damigella ribelle. Certo, meglio farlo con tatto, trasformando la conversazione in un’opportunità per alleggerire la tensione.

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La regola d’oro per evitare drammi

Alla fine, il segreto per un matrimonio senza scenate degne di una soap opera è uno solo: scegliere bene le persone che ci circondano. Non per obbligo, non perché “anche tu eri la mia damigella”, ma perché sono davvero di supporto. E per le spose, ricordare che un matrimonio non è un progetto aziendale con scadenze e report, ma un giorno che dovrebbe celebrare l’amore. Che si tratti di dire no o di licenziare una damigella, la bussola rimane la stessa: onestà, calma e un pizzico di ironia. Perché se non si riesce a ridere almeno un po’ durante i preparativi, forse non è il vestito bianco il vero problema.

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