Perché ci sono persone che continuano a prendere decisioni sbagliate nonostante gli errori?

Secondo uno studio le persone reagiscono in tre modi diversi di fronte a situazioni in cui sbagliano e ne pagano le conseguenze

 

Ci sono persone che nonostante commettano errori e ne paghino le conseguenze, continuano a ripeterli nel corso del tempo come se non avessero appreso nulla dall’esperienza. Tali comportamenti sono generati da una sorta di autosabotaggio, che può manifestarsi in vari ambiti della vita tra cui lavoro, vita privata e relazioni sentimentali.

Tre diversi modi di affrontare una decisione sbagliata

Un recente studio dell’Università del Nuovo Galles del Sud di Sydney, in Australia, ha analizzato il fenomeno per cercare di capire il motivo per cui tante persone continuano a fare scelte che danneggiano se stesse o gli altri, anche quando hanno avuto per questo conseguenze negative.

I ricercatori hanno reclutato 267 individui provenienti da 24 paesi, rappresentativi di una vasta gamma di età e background. Ai partecipanti è stato chiesto di giocare a un videogioco con l’obiettivo di guadagnare il maggior numero di punti possibile. Cliccando su dei pianeti si ottenevano punti. Alcuni erano pianeti “rischiosi” che a volte innescavano un attacco, con conseguente perdita di punti; altri erano pianeti “sicuri” che non comportavano mai una perdita di punti. Dopo tre round di gioco, gli scienziati hanno rivelato quali pianeti facevano guadagnare punti e quali invece innescavano una perdita. La maggior parte delle persone che avevano fatto scelte sbagliate ha cambiato immediatamente il proprio comportamento durante il gioco. Ma alcune no.

Attraverso una serie di test effettuati sulla strategia di gioco, la flessibilità cognitiva, le tendenze abituali e il consumo di alcol, i ricercatori hanno individuato nei partecipanti tre tipi di comportamento.

I sensibili, gli inconsapevoli e i compulsivi

Le persone sensibili avevano riconosciuto rapidamente quali pianeti avevano fatto perdere punti e avevano modificato il loro comportamento in anticipo, prima ancora che gli venisse detto. Questi individui hanno mostrato un chiaro adattamento comportamentale, spostando le loro scelte dall’opzione punita verso l’alternativa sicura e accumulando punti.

Gli inconsapevoli all’inizio non riuscivano a dedurre la causa della punizione, ma una volta che questa veniva loro spiegata esplicitamente, cambiavano comportamento. Le persone compulsive, invece, non avevano cambiato il proprio comportamento nemmeno dopo che gli era stata spiegata la punizione, continuando a scegliere l’opzione dannosa. La cosa più sorprendente è che questi modelli comportamentali si sono dimostrati notevolmente stabili. Quando i ricercatori hanno riesaminato 128 partecipanti sei mesi dopo, hanno riscontrato l’emergere degli stessi tre comportamenti. La maggior parte dei partecipanti ha mantenuto la propria classificazione fenotipica originale durante il nuovo test, dimostrando la stabilità di questi stili decisionali nel tempo.

La reazione del cervello di fronte agli errori commessi

I ricercatori si sono chiesti cosa spingesse a determinate scelte piuttosto che altre, che si riflettono anche nella vita quotidiana, con comportamenti rischiosi nonostante le conseguenze negative. Si pensi infatti a quanti ignorano le indicazioni di una campagna informativa di sanità pubblica o le etichette sui prodotti che avvisano di qualche controindicazione o pericolo. Per il gruppo degli inconsapevoli, interventi che forniscono informazioni chiare ed esplicite sulle conseguenze potrebbero rivelarsi altamente efficaci. Questi individui possiedono sistemi di controllo comportamentale intatti: hanno semplicemente bisogno di aiuto per collegare i puntini tra azioni e risultati. I compulsivi invece presentano invece tratti più complessi. Questi individui riescono a identificare correttamente le relazioni causa-effetto dopo aver ricevuto informazioni, ma hanno difficoltà a tradurre tale conoscenza in un cambiamento comportamentale. Comprendere perché l’apprendimento esperienziale spesso fallisce ha ampie implicazioni per la progettazione di politiche e interventi in ambito soprattutto sociale. Ciò che è chiaro è che il processo decisionale umano è molto più complesso di semplici calcoli costi-benefici.

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Per circa una persona su quattro, il presupposto comune secondo cui le conseguenze negative portino naturalmente a un cambiamento comportamentale semplicemente non è vero. Affrontare questa realtà richiede approcci fondamentalmente diversi da quelli attualmente impiegati dalla società.

 

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