Dille la verità

Mia figlia di 3 anni ha chiesto a mia cognata come nascono i bambini. Voglio che le dica la verità. Sono partita per un viaggio di lavoro e sono fuori per qualche giorno. Capita a volta dato il mio lavoro di manager. Dovevo incontrare un cliente importante. Ho lasciato così mia figlia da mia cognata, la moglie di mio fratello. Lei è una casalinga e sta praticamente sempre a casa. Non so perché, mia figlia le ha chiesto come nascono i bambini. Mia cognata che è una fifona super mi ha chiesto cosa dirle. Per me è ovvio: dirle la verità. I miasmi cattolici e reazionari non mi interessano. Mi interessa la verità, perché la verità rende le donne libere. Per essere libere dobbiamo cercare di connotare il meno possibile le parole che usiamo. Usare le denotazioni più che le connotazioni. Non chiamo le parti del corpo con nomignoli imbarazzanti: il pisello si chiama pene, stop. Sto educando così mia figlia e se ha fatto questa domanda a 3 anni significa che è pronta. Ma non sono riuscita a ragionare con mia cognata. Vi allego gli screen di seguito. Saluti.

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La nostra fan ha raccontato di aver vissuto una situazione particolare con la propria famiglia mentre si trovava fuori per lavoro. Il nostro fan spiega che, per motivi lavorativi legati al suo ruolo di manager, si è dovuta assentare per qualche giorno per incontrare un cliente importante, lasciando la figlia di 3 anni dalla cognata, moglie di suo fratello, che essendo casalinga si occupa spesso dei bambini in famiglia.

La nostra follower racconta che, durante la sua assenza, la figlia ha chiesto alla zia come nascono i bambini, una domanda che l’ha colta alla sprovvista, non sapendo come rispondere. La nostra fan racconta che la cognata, definita “fifona” per la sua eccessiva prudenza, l’ha contattata per chiederle cosa dire alla bambina in quella circostanza, in evidente imbarazzo di fronte alla domanda.

Il nostro fan spiega che per lei la risposta era chiara: dire la verità. Racconta di non essere interessata a moralismi cattolici o posizioni reazionarie, ma di essere convinta che la verità renda le donne libere, e che per essere libere sia fondamentale usare le parole corrette, evitando nomignoli o espressioni imbarazzate per riferirsi al corpo o a processi naturali. La nostra amica racconta che, in linea con la sua visione educativa, ha sempre insegnato a sua figlia a chiamare le parti del corpo con il loro nome corretto, spiegando che il pene si chiama pene e che non ha senso edulcorare o nascondere la realtà dietro espressioni infantili.

Il nostro fan ritiene che se sua figlia ha posto una domanda simile a soli tre anni significa che è pronta a ricevere risposte oneste e chiare, in modo semplice e adeguato alla sua età ma senza omissioni o false storie, perché crescere nella verità significa crescere libere, consapevoli e non spaventate dal proprio corpo o dai processi naturali della vita.

La nostra follower conclude raccontando che non è riuscita a far ragionare la cognata su questo punto, nonostante i tentativi di spiegarle l’importanza di un’educazione basata sulla chiarezza e sul rispetto. Ha deciso di condividere la sua storia con Commenti Memorabili allegando anche la chat, spiegando che crede sia importante riflettere su quanto il modo in cui rispondiamo alle domande dei bambini contribuisca alla loro libertà, alla loro sicurezza e alla costruzione di un rapporto sano con la realtà.

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