La dura legge del goal

Sono Riccardo e sono un papà, il papà di Francesco.Da quando è nato mio figli, ho sempre avuto un sogno: che potesse ottenere dalla vita tutto quello che non ero riuscito ad ottenere io.Io da giovane avevo una grande passione: il calcio.Purtroppo, a causa di un infortunio, ho perso la mia più grande occasione.Sono finito a fare tutt’altro, ad avere una vita che non mi ha mai soddisfatto completamente.Peccato. Ma per mio figlio volevo di più.Ho provato a mettergli un pallone da calcio davanti ai piedini prima ancora che cominciasse a camminare. Ho riconosciuto subito il tocco del suo papà.Aveva stoffa, me lo sentivo.Così a 5 anni l’abbiamo iscritto alla prima scuola calcio dei pulcini e da lì non si è più fermato.Adesso ha 14 anni, il calcio comincia a diventare una cosa seria, che porta con sé gioie ma anche dolori.Io non mi perdo una partita di mio figlio, sogno per lui un grande futuro…ma qualche domenica fa, dopo l’ultima partita, mio figlio mi sembrava particolarmente giù di morale. Avevano appena perso…così gli scrivo un messaggio, volevo fargli capire delle cose importanti.E niente, il resto ve lo lascio scoprire leggendo.Quello che vorrei chiedere, soprattutto a chi è genitore, è di arrivare fino in fondo…grazie.

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Il nostro fan, Riccardo, è il papà di Francesco, un ragazzo di 14 anni. Da quando suo figlio è nato, ha sempre avuto un sogno: vederlo ottenere dalla vita ciò che lui non era riuscito ad avere. Riccardo, infatti, da giovane era appassionato di calcio e prometteva bene, ma a causa di un infortunio ha dovuto rinunciare alla sua carriera sportiva, finendo per seguire un percorso che non gli ha mai dato piena soddisfazione.

Con Francesco, però, ha provato a riaccendere quella passione. Sin dai primi anni di vita gli ha messo tra i piedi un pallone, e già allora diceva di riconoscere quel “tocco” che gli ricordava sé stesso. Quando Francesco ha compiuto cinque anni, Riccardo lo ha iscritto alla scuola calcio dei pulcini. Da allora, la strada è stata lunga e piena di impegni: allenamenti, partite, speranze, delusioni. Una passione che si è trasformata presto in qualcosa di più serio.

Oggi Francesco è un adolescente e continua a giocare con impegno. Il calcio per lui rappresenta qualcosa di importante, non è più solo un passatempo. Riccardo non si perde mai una partita, segue ogni momento con attenzione, alimentando il sogno di vederlo arrivare lontano. Tuttavia, non mancano i momenti difficili. In una recente domenica, dopo una sconfitta in campo, Riccardo ha notato che il figlio era particolarmente giù di morale. Una di quelle sconfitte che pesano non solo per il punteggio, ma per ciò che si portano dietro a livello emotivo.

Preoccupato, ha deciso di scrivergli un messaggio per fargli capire che il valore di una persona non si misura solo con le vittorie, e che anche le sconfitte possono insegnare qualcosa. Il nostro amico ha voluto condividere questa conversazione, chiedendo soprattutto a chi è genitore di leggerla fino in fondo.

Il suo intento è far comprendere quanto sia importante esserci nei momenti giusti, anche quando le parole sembrano non bastare. Riccardo ha scelto di non arrendersi, di restare vicino a suo figlio con discrezione, ma con una presenza costante, fatta di affetto, comprensione e speranza.

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