Fonte: Pexels
Vi siete mai trovati a redigere una lunga lista che, per motivi di tempo e spazio, avete deciso di troncare per evitare di rendere l’enumerazione interminabile? In questo caso, la nostra splendida lingua mette a disposizione dei parlanti espressioni come e così via, e via dicendo, eccetera.
Quest’ultima deriva dalla locuzione latina et cetera, significante “e le altre cose”. Anche in latino veniva impiegata per abbreviare elenchi eccessivamente prolissi o ripetitivi. Nel tempo, questa espressione è stata assimilata anche dalla lingua italiana, ma ha prodotto le abbreviazioni e varianti grafiche etc., ecc. Quale tra le tre forme è corretta? Passiamole in rassegna una per una per ripondere a questo interrogativo.
La parola estesa eccetera è perfettamente corretta e si predilige quando il tono è disteso, semplice e discorsivo. Inoltre, è da preferire anche nei testi in cui sono già presenti altre abbreviazioni, per non renderli eccessivamente densi e ridondanti. Un caso particolare, poi, è rappresentato dai testi letterari e poetici, in cui si ricorre all’espressione estesa per conferire un maggior senso di musicalità e ritmo rispetto alle abbreviazioni, che rischierebbero di risultare troppo brusche da un punto di vista sonoro.
Anche l’abbreviazione ecc. è corretta. Tra le due forme ridotte, la sua grafia è più aderente all’italiano. L’uso di questa espressione è consigliato in testi contemporanei, in cui si vuole esprimere naturalezza e immediatezza. Al contrario, l’abbreviazione etc., pur risultando ortograficamente adeguata, è più idonea in contesti formali o caratterizzati da un elevato registro stilistico, poiché richiama volutamente il latino.
Leggi anche: La Gen Z pensa che l’ortografia corretta non sia più importante
A fare la differenza nell’impiego di queste tre forme, dunque, non è la correttezza in sé, ma il contesto d’uso, in base al quale il ricorso a un’espressione in luogo delle altre può generare stonature che rischiano di compromettere la gradevolezza complessiva del testo.
Share