Quando si parla di esami universitari, tutti pensano a notti insonni, pile di appunti e rituali scaramantici. Nessuno però immagina che a fare la differenza possa essere l’orario in cui si entra in aula. Eppure, secondo una ricerca condotta dall’Università di Messina e dall’Università di Bologna, a mezzogiorno gli studenti hanno più possibilità di superare la prova rispetto al resto della giornata.
Lo studio, pubblicato su Frontiers in Psychology, ha analizzato oltre 104.000 valutazioni relative a 1.243 corsi, tenendo conto anche del numero di crediti per ciascun esame. Non si tratta quindi di una statistica improvvisata, ma di un lavoro accurato condotto da un team di neuroscienziati che ha voluto capire come i ritmi biologici possano incidere sulle prestazioni accademiche.
I dati mostrano che in media il 57% degli studenti supera l’esame. Tuttavia, la percentuale varia notevolmente a seconda dell’orario. A mezzogiorno si registra un picco positivo, mentre alle otto del mattino o verso le quattro del pomeriggio le possibilità di successo calano drasticamente. Curiosamente, non ci sono differenze sostanziali tra sostenere l’esame alle 11 o alle 13: l’importante è evitare gli estremi della giornata.
Gli studiosi sottolineano che questa dinamica non riguarda solo gli studenti. Anche i professori sono esseri umani e, come tali, soggetti a cali di concentrazione e affaticamento decisionale. Tradotto in pratica: se il docente corregge la tua esposizione quando è già stanco, c’è il rischio che il voto finale non sia proprio generoso.
Il picco di performance a mezzogiorno è coerente con teorie già note in psicologia: la mente funziona meglio nella tarda mattinata, quando si è già entrati nel ritmo della giornata ma non si è ancora arrivati alla stanchezza del pomeriggio. In altre parole, le prestazioni cognitive beneficiano di un equilibrio perfetto tra attenzione e lucidità.
Questa scoperta apre prospettive interessanti anche oltre il mondo universitario. I ricercatori ipotizzano che il principio possa valere per colloqui di lavoro o altre situazioni di valutazione programmata. Scegliere l’orario giusto, insomma, potrebbe fare la differenza in molti contesti della vita quotidiana.
Gli autori della ricerca suggeriscono agli studenti di evitare di prenotarsi nelle fasce più critiche della giornata, quando la probabilità di fallimento cresce. Una strategia semplice ma efficace può essere quella di programmare le prove nelle ore centrali, prendendo pause mentali per mantenere la concentrazione.
Anche le istituzioni accademiche possono trarre beneficio da questi dati. Posticipare leggermente gli esami mattutini o concentrare le valutazioni principali a metà giornata non solo renderebbe più sereni gli studenti, ma potrebbe migliorare la qualità complessiva dei risultati. In fondo, un calendario più intelligente non costa nulla e rende tutti più soddisfatti.
Naturalmente, la ricerca non chiude il discorso. I ricercatori stessi ammettono che mancano ancora dati su variabili personali come le abitudini del sonno, i livelli di stress o il cronotipo di ciascun individuo. Per questo invitano a futuri studi che integrino misure fisiologiche o comportamentali per comprendere meglio i meccanismi alla base del fenomeno.
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Insomma, la prossima volta che vi lamentate di un appello fissato alle otto del mattino, ricordate che non è solo pigrizia: la scienza vi dà ragione. E se vi capita un esame a mezzogiorno, potete sentirvi legittimamente più ottimisti. Non è questione di fortuna, ma di biologia applicata al calendario accademico.
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