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Essere “filthy rich”, ovvero disgustosamente ricchi, non è un problema per tutti. Secondo uno studio condotto in 20 nazioni, giudicare moralmente chi ha troppo denaro è un passatempo più diffuso nei Paesi ricchi e con bassa disuguaglianza. In contesti dove i bisogni primari sono soddisfatti, la sensibilità morale verso i miliardari aumenta, forse anche perché c’è il tempo di occuparsene.
Invece nei Paesi con economie traballanti e disparità galoppanti, il giudizio morale cala, e con esso anche l’indignazione. In certe aree del mondo, il miliardario locale non è un problema etico, ma un simbolo di aspirazione. In fondo, meglio ammirare chi ce l’ha fatta piuttosto che maledirlo dal fondo della piramide.
Il giudizio sull’eccesso non si lega solo a quanto è ampio il portafoglio, ma anche a come questo si è riempito. Lo stesso studio ha mostrato che valori morali come l’uguaglianza e la purezza portano a condannare chi possiede troppo. Chi invece valorizza lealtà, autorità e proporzionalità è più indulgente, perché “se te lo sei meritato, goditelo”.
Il concetto di purezza, poi, è interessante: molte persone percepiscono l’eccesso – anche di felicità, salute o conoscenza – come qualcosa di “sporco”. Non è un caso che si dica “filthy rich”. Il troppo, in certi sistemi morali, fa male all’anima, al karma o alla reputazione.
Se pensavate che fosse solo una questione di fede, preparatevi alla delusione. La religiosità ha un’influenza debole nel determinare se essere ricchi è giusto o sbagliato. A pesare di più è l’orientamento politico. Chi ha idee più conservatrici, ad esempio, è più incline a tollerare i patrimoni giganteschi, specialmente se frutto di impegno (o almeno così pare).
Anche l’età ha un ruolo: i partecipanti più anziani si mostrano più tolleranti verso chi ha fatto fortuna. Forse perché la ricchezza, a un certo punto della vita, smette di sembrare oscena e inizia a sembrare rassicurante.
Le differenze tra paesi sono significative. Le nazioni con un basso indice di disuguaglianza – come Svizzera e Irlanda – sono quelle in cui si tende di più a considerare la ricchezza eccessiva come qualcosa di moralmente sbagliato. In luoghi con forti disparità, invece, il miliardario viene visto meno come una minaccia etica e più come una possibilità remota, ma esistente.
Curiosamente, chi vive in Paesi con un alto PIL pro capite si sente moralmente autorizzato a puntare il dito. La critica alla ricchezza, in questo senso, diventa quasi un privilegio. Chi ha di che vivere può permettersi il lusso di scandalizzarsi.
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La questione si fa ancora più sottile se si considera che, secondo lo studio, le persone distinguono tra ricchezza “benigna” (quella degli atleti o dei filantropi) e quella “sospetta” (da evasione fiscale o corruzione). Anche il modo in cui si spende il denaro influenza il giudizio morale. Insomma, non è tanto quanto denaro hai, ma come lo ottieni e cosa ne fai. E se nel tuo Paese tutti si scagliano contro i miliardari, può voler dire che state abbastanza bene. Forse, prima di chiedersi se essere ricchi è immorale, bisognerebbe chiedersi se si ha il tempo (e il lusso) di porsi il problema.
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