Fonte: Twitter
Quando si parla di fughe spettacolari dalle prigioni, ci si immagina tunnel scavati per mesi, scale di lenzuola o inseguimenti rocamboleschi. In Francia, invece, un giovane di 20 anni ha preferito la soluzione più semplice e, a suo modo, geniale: infilarsi in una valigia. La scena non è uscita da un film comico ma dal carcere di massima sicurezza di Lione-Corbas, dove Elyazid A. ha approfittato della scarcerazione di un compagno per nascondersi tra i suoi effetti personali.
Il piano, sorprendentemente, ha funzionato. Nessuno dei sorveglianti ha trovato sospetta la grande borsa da trasporto che, per di più, necessitava di un carrello per essere spostata fino all’auto in attesa. Così, il detenuto è uscito indisturbato dal penitenziario, mentre le guardie continuavano la loro routine come se nulla fosse.
L’episodio ha fatto scalpore in tutta la Francia, non solo per la fantasia dell’evasione ma soprattutto per le gravi lacune emerse nei controlli di sicurezza. Il direttore dell’amministrazione penitenziaria ha ammesso pubblicamente un “accumulo di errori” e ha definito il caso un evento eccezionale ma indicativo di disfunzioni profonde. In un carcere noto per il sovraffollamento e la rigidità dei protocolli, vedere un detenuto uscire piegato in una sacca non è esattamente un segnale rassicurante.
La beffa maggiore è arrivata quando le autorità hanno scoperto la fuga con un ritardo di 24 ore. Solo dopo un controllo più accurato è emersa l’assenza del giovane detenuto, che nel frattempo si godeva la sua momentanea libertà.
La latitanza, tuttavia, non è durata a lungo. La polizia ha organizzato una caccia all’uomo su scala nazionale che si è conclusa già il giorno successivo. Elyazid è stato ritrovato in un comune a nord di Lione, a circa 25 minuti d’auto dalla prigione, mentre usciva da una cantina. Fine del sogno di libertà e ritorno immediato dietro le sbarre, con un dossier ancora più pesante sulle spalle.
Il compagno che lo ha aiutato nella fuga, ormai libero ma probabilmente non per molto, è invece ricercato dalla polizia. Se confermato il suo coinvolgimento, rischia di tornare in cella nonostante avesse già scontato la pena.
Il caso ha inevitabilmente alimentato ironie e paragoni con altre evasioni improbabili. Nel 2017, in Venezuela, una donna aveva cercato di far uscire il fidanzato nascosto in una valigia, ma fu scoperta subito. Stavolta, invece, il piano ha funzionato, almeno per un giorno, e l’eco mediatica ha reso l’episodio ancora più clamoroso. Per le autorità francesi, l’episodio è tutt’altro che divertente. Ha sollevato interrogativi sul livello di sorveglianza nelle prigioni, sulla gestione del sovraffollamento e sulle procedure di rilascio dei detenuti.
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Un uomo condannato per reati legati alla criminalità organizzata non avrebbe dovuto trovare un varco tanto banale. La fuga di Lione resterà negli annali non per la durata della latitanza, ma per la sua modalità quasi grottesca. Non servono esplosivi o piani sofisticati quando bastano una valigia capiente e un po’ di distrazione da parte delle guardie. Una lezione amara per la sicurezza francese, che dovrà spiegare come sia stato possibile che un detenuto uscisse letteralmente rotolando fuori dal carcere.
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