Fonte: Pixabay
Un uomo ha scalato l’Everest per portare in cima un defibrillatore semiautomatico esterno (DAE), non immaginando che il dispositivo tre settimane dopo avrebbe salvato la vita di una donna.
David Sullivan, 62 anni, dopo aver perso quattro amici per arresto cardiaco, ha fondato l’associazione Code Blu CPR, che sensibilizza sull’importanza della rianimazione cardiopolmonare e si propone di installare più defibrillatori in tutta la Gran Bretagna e nel mondo.
Sullivan è arrivato fin sull’Himalaya per portare avanti il suo progetto. E’ salito sull’Everest per testare l’efficacia del defibrillatore ad altezze estreme. Poi lo ha installato nel campo base, a 6.096 metri, posizionando il dispositivo nel punto più alto del mondo.
L’idea di portare un defibrillatore sull’Everest è nata dal desiderio di fornire ad un ambiente estremo un presidio fondamentale in caso di arresto cardiaco, quando ogni minuto conta per la sopravvivenza. Durante la sua permanenza sull’Himalaya, Sullivan non si è limitato solo a collocare il DAE, ma ha anche organizzato corsi di formazione per gli sherpa locali (le guide che accompagnano le spedizioni sull’Everest) e per gli abitanti del villaggio, molti dei quali non avevano alcun tipo di formazione per il soccorso di emergenza.
Solo 3 settimane dopo l’installazione del defibrillatore, una donna francese. che faceva parte di una spedizione, ha subito un arresto cardiaco. Un giovane olandese ha visto il defibrillatore e lo ha utilizzato facendosi aiutare da un altro scalatore.
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La prontezza dell’intervento e l’efficacia del dispositivo si sono rivelate vitali: il DAE ha erogato una scarica elettrica che ha ripristinato il battito cardiaco della donna, salvandole la vita. Successivamente è stata trasferita in sicurezza per ricevere ulteriori cure mediche.
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