Fare l’amore in ufficio: per la Gen Z lavorare accende la fantasia

Secondo un sondaggio, i giovani tra stampanti e scadenze pensano anche a fare l’amore

 

Non si può dire che la Generazione Z, quella nata tra il 1997 e il 2012, non abbia fantasia. Secondo un’indagine condotta da Edu Birdie, pur avendo meno rapporti rispetto alle generazioni precedenti, questi giovani adulti compensano con un’immaginazione decisamente vivace. E c’è un luogo in particolare che sembra accendere più del previsto: l’ufficio.

Sì, proprio l’ufficio. Tra badge, scrivanie e macchinette del caffè, quasi un terzo degli intervistati è convinto che tornare a lavorare in presenza possa migliorare anche la propria vita affettiva. A detta loro, la distanza fisica crea desiderio, e l’ambiente professionale contribuisce a rendere tutto più interessante.

Gen Z e intimità sul lavoro: meno attività, più creatività

E non finisce qui. Il 38% degli intervistati vorrebbe che l’ufficio includesse anche uno spazio riservato dove potersi dedicare, in totale privacy, alla propria vita personale. Una stanza, magari di 12 metri quadrati, isolata acusticamente e con serratura, sembrerebbe l’investimento perfetto per la serenità dei dipendenti.

Chi invece lavora da casa gioca d’anticipo: il 47% dei giovani in smart working dichiara di riuscire a vivere meglio la propria intimità, grazie alla possibilità di gestire tempi e spazi senza i limiti di un open space. Nessun ascensore da condividere, nessun collega indiscreto e soprattutto nessuna stampante che si inceppa nel momento sbagliato.

Permessi per fare l’amore? La nuova proposta dei lavoratori

Lo studio ha coinvolto anche manager e dipendenti di diverse età, con risultati curiosi: il 60% vorrebbe l’introduzione di un permesso specifico per l’intimità. Niente ferie, niente permessi per visite mediche: qui si parla di una giornata dedicata a rafforzare il benessere relazionale, con il potenziale vantaggio di migliorare l’umore e la produttività.

Secondo i ricercatori, investire sul benessere emotivo potrebbe ridurre l’assenteismo e il rischio di burnout. Una giornata di pausa per ritrovare il proprio equilibrio affettivo sarebbe più efficace di qualsiasi incentivo economico. In pratica, un benefit aziendale con effetti collaterali solo positivi.

Vita affettiva e lavoro: un nuovo equilibrio possibile?

Tra chi sogna una stanza per due tra le cartelle Excel e chi preferisce organizzarsi nel proprio appartamento da 70 metri quadrati, il messaggio è chiaro: la Gen Z chiede di potersi esprimere, anche tra le pareti dell’ufficio. Non si tratta solo di fare l’amore, ma di vivere con autenticità ogni aspetto della propria esistenza.

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Nel tempo in cui lavoro e vita privata si intrecciano sempre di più, ignorare questi bisogni rischia di creare disconnessioni pericolose. Forse è il momento di aggiornare il concetto di welfare aziendale: non solo buoni pasto, ma anche spazio (e tempo) per la dimensione affettiva. E chissà, magari anche una serratura in più in corridoio.

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