Scoperti flaconi rinascimentali per annusare e assaggiare le urine

I contenitori erano utilizzati nel XVI secolo per diagnosticare malattie tramite l’analisi del colore, odore e sapore delle urine

 

In una discarica di epoca rinascimentale sono stati trovati numerosi contenitori di urina e di medicinali dell’epoca. Il sito si trova all’interno del Foro di Cesare a Roma, risalente al 46 a.C., dove nel XVI secolo fu costruito l’Ospedale dei Fornai. L’area è stata oggetto di scavi archeologici e di studi realizzati dai ricercatori dell’Accademia di Danimarca, della Aarhus University della Danimarca in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina dei Beni Culturali.

La cisterna di rifiuti

Nell’area dove era sorto l’ospedale è stata trovata una cisterna di epoca rinascimentale piena di vasi di ceramica, rosari, barattoli di vetro rotti e oggetti personali come monete e una statuetta di cammello in ceramica. Molti oggetti erano legati alla cura quotidiana dei pazienti: all’epoca ogni degente aveva come misura igienica un suo materiale personale con brocca, bicchiere, ciotola e piatto. Più della metà dei recipienti di vetro recuperati dalla discarica è probabilmente ciò che i testi medici latini medievali chiamano “matula”, cioè boccette di urina.

L’uroscopia

Nel medioevo e nel Rinascimento la pratica dell’uroscopia era uno strumento diagnostico centrale per i medici. «L’urina del paziente era versata in un flacone per consentire ad un medico di osservarne il colore, la sedimentazione, l’odore e talvolta anche il gusto» hanno spiegato i ricercatori nello studio. Tali analisi potevano far luce sul fatto che i pazienti fossero in condizioni di ittero, malattie renali o persino diabete, poiché l’urina dei diabetici ha un odore e un sapore dolce per la presenza di glucosio extra.

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Le boccette di urina sono difficili da identificare in contesti archeologici perché la loro forma è simile alle lampade a olio e sono rare in contesti diversi dalle discariche ospedaliere.

Una volta piena, la cisterna fu stata ricoperta di argilla, probabilmente per motivi igienici. Sebbene a quel tempo esistessero discariche al di fuori delle mura cittadine di Roma e il deposito di rifiuti in cantine, cortili e cisterne fosse proibito, accumulare spazzatura nei centri abitati era però una pratica comune. La cisterna sarebbe stata quindi utilizzata come contenitore di rifiuti infetti provenienti dall’ospedale.

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