Genitori in buona fede ma pericolosi: le 10 frasi che feriscono i figli senza volerlo

Quando le parole dolci dei genitori diventano tranelli emotivi per i figli

 

A volte, nel tentativo di calmare un bambino che piange o è arrabbiato, i genitori finiscono per dire frasi che sembrano rassicuranti ma in realtà comunicano tutt’altro. Secondo la terapista infantile Kelsey Mora, i bambini hanno bisogno di sentirsi visti e ascoltati, e quando le emozioni vengono negate, anche involontariamente, imparano a dubitare di sé stessi. La tendenza adulta di risolvere subito il disagio emotivo può trasformare un gesto d’amore in una lezione di repressione.

Espressioni comuni come “Non piangere” o “Stai bene” sembrano innocue ma spesso comunicano al bambino che il suo sentire non è legittimo. Negare la frustrazione, la rabbia o la paura rischia di creare un adulto che reprime le emozioni, con conseguenze su ansia, depressione e equilibrio psicologico, come evidenziato da studi pubblicati sulla rivista Child Abuse & Neglect.

Frasi da evitare e alternative più empatiche

Molti genitori ripetono frasi come “Non è un grosso problema” o “Devi essere forte”, pensando di incoraggiare i figli. In realtà, ridimensionare o minimizzare i sentimenti insegna che la vulnerabilità non è accettabile. Più utile è dire: “Capisco che ti faccia male, ma sei al sicuro” o “Ognuno percepisce le cose in modo diverso”, offrendo riconoscimento e spazio per la propria esperienza emotiva.

Frasi come “C’è chi sta peggio” o “Ti arrabbi per niente” spingono il bambino a confrontarsi con gli altri invece di riconoscere ciò che prova. Consentire piuttosto che reprimere le emozioni, anche quelle che sembrano piccole o ingiustificate, aiuta a sviluppare la intelligenza emotiva, la resilienza e la capacità di affrontare le difficoltà senza sentirsi inadeguati.

Genitori empatici, non perfetti

Validare le emozioni dei figli non significa viziarli o renderli fragili, al contrario insegna loro a dare un nome a ciò che provano e a gestire le emozioni in modo sano. Non serve essere genitori perfetti, basta saper ascoltare davvero, fermarsi un attimo prima di dire “Non è niente” e mostrare che quello che sentono è importante.

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Anche un piccolo cambiamento nel linguaggio quotidiano, uno sguardo attento o una frase diversa può fare la differenza tra un bambino che impara a fidarsi di sé stesso e uno che si sente sempre sbagliato.

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