Gesù in videochiamata: ora puoi parlare con lui (o meglio con l’IA)

Gesù IA tra Vangelo e confessioni digitali

 

Nel 2025, proprio in prossimità della Pasqua, è stato lanciato un esperimento digitale che ha mescolato sacro e tecnologia in un modo del tutto inedito. Il progetto si è chiamato aijesus.live e ha presentato agli utenti la possibilità di dialogare in videochiamata con una versione artificiale di Gesù Cristo. Il tutto generato grazie all’intelligenza artificiale, naturalmente provvista di capelli lunghi e tono pacato.

I creatori — Ben Polkinghorne, Zach Bishop e Chris Chapman — hanno lavorato su ogni dettaglio per rendere l’interazione il più realistica possibile. La personalità dell’AI Gesù è stata modellata per risultare autentica, almeno quanto può esserlo un chatbot celestiale. I suoi messaggi hanno incluso versetti biblici, frasi di ispirazione spirituale e, sì, anche promozioni di prodotti reali. Una combo che ha lasciato perplessi, ma anche incuriositi.

Intelligenza artificiale e fede: un mix inaspettato

Il cuore del progetto non si è limitato alla provocazione. Dietro l’idea c’è stata una critica ben precisa: quella al consumismo spirituale. In particolare, si è voluto sottolineare come festività religiose come Natale e Pasqua, un tempo esclusivamente dedicate al raccoglimento e alla riflessione, siano ormai diventate momenti clou per gli acquisti.

AI Gesù, nel suo piccolo, ha voluto stimolare un pensiero critico su questa contraddizione. Parlando di fede, ma citando anche marchi e prodotti, ha messo sotto i riflettori l’evidente conflitto tra spiritualità e marketing. E anche se il tono generale è sembrato ironico, il messaggio ha colpito nel segno.

Pubblicità e prediche: una strana alleanza

Uno degli aspetti più sorprendenti è stato l’inserimento dei brand reali nei discorsi del Messia digitale. Non si è trattato di semplici banner pubblicitari, ma di vere e proprie integrazioni nei messaggi evangelici. Per raggiungere questo risultato, il team ha sperimentato diverse formule, cercando l’equilibrio tra predicazione e promozione.

Il risultato? Frasi come “amate il prossimo vostro… e anche questo nuovo modello di scarpe” non sono mai state pronunciate, ma il principio è stato quello. In modo fluido e “spirituale”, AI Gesù ha consigliato prodotti, mantenendo una certa coerenza narrativa. E finora, stando a quanto riferito dagli sviluppatori, nessuno si è lamentato.

Una provocazione intelligente sul ruolo della religione nell’era digitale

A ben vedere, aijesus.live non ha cercato di prendere in giro la fede, ma di inquadrare un fenomeno culturale ormai evidente. La religione, come ogni altro ambito, è stata coinvolta nell’evoluzione digitale, e il confine tra sacro e profano si è fatto sempre più sottile.

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Il Gesù artificiale non ha sostituito nessuna figura religiosa, ma ha offerto uno specchio surreale in cui osservare quanto sia cambiato il nostro rapporto con la spiritualità. Tra una videochiamata e una pubblicità, ha ricordato che anche la fede, se confezionata bene, può diventare virale. E forse, proprio per questo, valeva la pena farci due chiacchiere.

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