GR-3, il robot umanoide programmato per assistere anziani e bambini [+VIDEO]

Il dispositivo, prodotto da un’azienda cinese, ha linee morbide ed occhi espressivi che lo rendono più “umano”

 

L’azienda cinese Fourier Intelligence ha realizzato l’ultimo modello di robot umanoide, chiamato GR-3, destinato all’impiego in ambienti come case, scuole, ospedali.

Il robot pensato per interagire con anziani e bambini

A differenza dei suoi predecessori, il GR-1 e il GR-2, che si concentravano maggiormente sulla potenza e sulla complessità meccanica, il GR-3 è stato sviluppato con un design più arrotondato e linee più morbide. È più piccolo dei precedenti modelli (circa 134 cm) e dotato di occhi notevolmente espressivi che lo rendono più “umano” nel contatto con gli utenti, in particolare bambini e anziani.

L’azienda, già nota per i suoi contributi nel campo della robotica riabilitativa, vede nel GR-3 la chiave per espandere la robotica umanoide al grande pubblico. Le applicazioni previste includono assistenza domestica leggera, supporto educativo interattivo e compagnia per persone sole. Dotato di un modello linguistico integrato, GR-3 è pensato per comunicare in modo naturale, rendendo le conversazioni più fluide e intuitive.

Le critiche

Concentrandosi su applicazioni domestiche e didattiche, rappresenta un passaggio verso robot più accessibili e intuitivi. Una volta immesso sul mercato, se proposto a un prezzo competitivo, il GR-3 potrebbe attrarre un’ampia gamma di clienti, dalle famiglie in cerca di compagni interattivi alle istituzioni in cerca di supporti didattici.

Tuttavia, il design del robot ha suscitato diverse critiche. Molti esperti temono che la strategia di “addolcire” il robot possa essere una forma di manipolazione psicologica. Sostenitori di questa tesi argomentano che un design così amichevole potrebbe indurre una fiducia ingiustificata negli utenti più vulnerabili, come i bambini, portandoli a considerare il robot un amico fidato piuttosto che un dispositivo tecnologico che raccoglie dati. Questo solleva importanti questioni sulla privacy, sulla sicurezza dei dati e sui rischi di controllo e influenza comportamentale.

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L’idea è che l’aspetto amichevole e “umanizzato” del robot possa abbassare le difese psicologiche, rendendo le persone più inclini a seguire i suoi suggerimenti o a condividere informazioni personali senza pensarci due volte.

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