Più ne mangi, meno ti piace: ecco perché
- Se anche a voi è capitato di andare pazzi per un alimento, per poi trovarvi di punto in bianco a detestarlo, sappiate che è normale
- A dirlo, è una ricerca scientifica dell’Università di Stanford
- Gli ultimi bocconi di un cibo che stiamo mangiando ci restano impressi
- Tutta colpa dell’effetto recency: le informazioni più recenti vengono conservate in memoria più facilmente e richiamate meglio alla mente
- Per questo, gli ultimi bocconi del pasto possono interferire con il ricordo piacevole che abbiamo provato appena ci siamo seduti a tavola
Pizza, pasta, lasagne, cannelloni: la cucina del nostro Paese è così varia e ricca di pietanze squisite che c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Almeno una volta nella vita, però, sarà capitato a tutti di incaponirsi su un solo cibo, facendone grandi scorpacciate. Dopo un certo numero di pantagrueliche abbuffate, però, è possibile che quell’alimento, un tempo consacrato nel nostro personalissimo olimpo culinario, ci piaccia meno, o addirittura per niente.
Perché succede? A rispondere è stata una ricerca condotta da un team di scienziati della Stanford University. Durante l’esperimento, ai partecipanti è stato assegnato un compito di grande importanza: assaggiare dei cracker, valutando quali fossero più buoni. I volontari sono stati divisi in due gruppi. I membri del primo gruppo hanno assaggiato tre tipi di cracker. Quelli del secondo, invece, ne hanno testati ben 15 tipi differenti. Il risultato? Questi ultimi trovavano i bocconi decisamente meno piacevoli rispetto ai colleghi del primo gruppo.
Tutta colpa dell’effetto recency
Per spiegare questo meccanismo, gli studiosi hanno presentato il concetto di effetto recency: tendiamo sempre a ricordare le informazioni più recenti. Il discorso, naturalmente, vale anche per la cucina. Quante volte, infatti, abbiamo giudicato troppo severamente una cena, dopo essere rimasti con l’amaro in bocca perché il dolce non ci era piaciuto?
Insomma, non c’è scampo a questa regola matematica: ogni boccone diventa sempre meno gradevole rispetto a quello precedente. Per questo, più grande è la porzione nel piatto meno soddisfazione ci dà la pietanza. Infatti, mangiare una piccola porzione di cibo stimola la voglia di consumarne ancora, indipendentemente dal fatto che ci sentiamo sazi oppure no.
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Del resto, il rischio che le abbuffate ci portino a ripudiare i nostri piatti preferiti è solo la punta dell’iceberg. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che secondo una ricerca dell’Università di Cambridge le porzioni troppo abbondanti, insieme alle stoviglie e ai recipienti di grandi dimensioni, contribuiscono ad aumentare dal 12 al 16% il consumo giornaliero di cibo in Gran Bretagna.

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- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24894582/