“Gruen Transfer”: la perdita dell’orientamento geografico-temporale che subiamo nei centri commerciali

Il Gruen Transfer è una tecnica creata per invogliare il cliente ad acquistare compulsivamente

 

Oggigiorno, a causa del Coronavirus, una delle attività che più manca a tutti è senza dubbio quella di recarsi in un centro commerciale e perdersi nello shopping più sfrenato. Tanti piccoli particolari che, se adocchiati, possono farci spendere soldi facilmente, presi dalla foga dell’acquisto. Quando si entra in posti del genere, è come se la nostra capacita psico-sensoriale andasse in stand-by. Vi sarà sicuramente capitato di acquistare un qualcosa che in negozio sembrava attraente e super utile. Tornati a casa, però, vi siete poi accorti che non era poi così speciale da meritare la spesa di tutti quei soldi. Quello che vi induce ad effettuare una determinata spesa “di pancia” è definito effetto “Gruen Transfer”.

Quest’ultima non è altro che una tecnica creata ad hoc che, grazie ad un gioco di elementi seducenti, attraggono il cliente facendolo acquistare quasi compulsivamente.

Il centro commerciale “manovra” le vostre voglie

Il curioso effetto prende il nome dall’architetto Victor Gruen, colui che diede vita al primo centro commerciale mai realizzato nel 1956. Gruen progettò i famosi agglomerati di negozi pensando ad una città, con tutti i suoi confort e ritrovi vari. Dal lavoro alla pausa caffè con un amico, dai beni di prima necessità a prodotti più complessi. Il centro commerciale doveva, quindi, erigersi a luogo in cui il cittadino avesse tutto a portata di mano. Per fare ciò e soprattutto per attirare l’attenzione, però, erano necessari alcuni elementi in grado di sedurre ed indurre l’essere umano all’acquisto.

Con l’avvento della società di massa tutto ciò ha trovato fondamento nella realizzazione del centro commerciale. Quest’ultimo è a tutti gli effetti uno degli status symbol più inclini al consumismo e nel quale le persone hanno iniziato a trascorrere parte del tempo libero.

Qual è quindi il motivo per cui il cliente, all’interno della “città dello shopping”, perde la cognizione logico-temporale che lo induce a comprare cose che magari non gli sono affatto utili? La risposta è molto semplice. Il Gruen Transfer, nel suo insieme, crea un fenomeno psicologico in grado di creare una sorta di iper-realtà idealizzata particolarmente familiare ed accogliente nel quale l’ipotetico acquirente si sente sicuro di sé e degli acquisti che sta facendo.

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In sintesi, quindi, quando vi recate in un negozio ed acquistate oggetti di cui magari poco dopo vi “pentite”, non è solo colpa vostra, ma anche e soprattutto di uno strano (ed efficiente) gioco psicologico.

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