I metodi “promozionali” delle prostitute nell’antichità

I metodi promozionali del “mestiere più antico del mondo”

 

Il mestiere di prostituta si sa, è uno dei più antichi al mondo. Nell’Antica Grecia, ad esempio, l’attività promiscua era ben tollerata. Esisteva la classe inferiore di donne che vendeva il proprio corpo, definite “Pornai” e la loro controparte maschile, “Pornoi”. Nella maggior parte dei casi si trattava di schiave e schiavi impiegati nei bordelli al servizio del Pornoboskos, il cosiddetto “protettore”.

Tuttavia, durante la Grecia ellenistica la figura della prostituta poteva essere ricoperta anche da giovani ripudiate o troppo povere. Non potendo esporre le proprie nudità in strada, sembra che queste escogitarono una colorita “strategia di marketing“.

Queste fanciulle erano solite indossare dei sandali con una suola rialzata da alcuni chiodini che riportavano una scritta ben precisa ad ogni passo sul terreno sterrato: “akoloùthei”, che significa seguimi. Un vero e proprio “Google Maps” rudimentale per i clienti che – presi da un attacco improvviso di libidine – potevano sfogare i loro istinti più nascosti semplicemente seguendo le orme lasciate dalla prostituta.

Le prostitute dell’Antica Roma

Anche nell’Antica Roma c’era un “metodo promozionale” utile a riconoscere le prostitute. Per prima cosa i capelli: le donne erano solite mostrare una chioma con un colore insolito, blu, rosso o arancione, sotto forma di tintura o come parrucca. Se una donna aveva i capelli scuri, difatti, veniva considerata come “rispettabile”.

Leggi anche: Glandes Perusinae, gli antichi proiettili coperti di insulti lanciati tra i soldati romani [+COMMENTI]

Anche l’abbigliamento aiutava a riconoscere una meretrice: mentre le donne capitoline indossavano una tunica con stole e stili abbastanza ricercati, le prostitute erano solite indossare abiti semplici e leggeri, spesso composti da una semplice tunica senza stola.

Share