Un’impronta digitale, forse di Michelangelo, scoperta su una delle sue sculture

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Un’impronta digitale, forse di Michelangelo, scoperta su una delle sue sculture

| 03/09/2022
Fonte: Twitter

L’impronta è stata scoperta sulla statuetta in cera “Lo schiavo”, conservata al Victoria and Albert Museum di Londra

  • Sulla statuetta in cera “Lo schiavo”, realizzata da Michelangelo, è stata scoperta un’impronta digitale che potrebbe appartenere all’artista
  • L’opera, alta 17,6 centimetri, fu realizzata tra il 1516 e il 1519 come modello per la più grande statua in marmo progettata per la tomba di Giulio II
  • La statuetta, conservata al Victoria and Albert Museum di Londra, nella primavera insolitamente calda del 2020 fu spostata in una stanza più fresca per essere meglio conservata durante il lockdown per la pandemia
  • Forse le variazioni di temperatura e i livelli di umidità hanno modificato la composizione della cera che ha fatto emergere in maniera più evidente l’impronta, mai notata prima
  • Per verificare l’appartenenza dell’impronta, i curatori del museo la confronteranno con quella presente sulla statua in terracotta “I due lottatori”, già ufficialmente attribuita all’artista rinascimentale

 

Un’impronta digitale, scoperta su una statuetta di cera realizzata da Michelangelo, potrebbe appartenere al grande artista rinascimentale.

Il modello in cera

L’opera in cera “Lo schiavo”, alta 17,6 centimetri, fu realizzata tra il 1516 e il 1519 come modello per la più grande statua in marmo destinata alla tomba di Giulio II. Ma il progetto fu in seguito modificato: la statua incompiuta è conservata presso la Galleria dell’Accademia a Firenze, mentre il prototipo in cera si trova al Victoria and Albert Museum di Londra (V&A). È stato il personale del museo londinese a fare la scoperta dell’impronta digitale, mai notata prima.

La scoperta dell’impronta

La statuetta, nella primavera insolitamente calda del 2020, fu spostata in una stanza più fresca del museo per essere meglio conservata durante il lockdown per la pandemia. Cinque mesi dopo i curatori hanno controllato la scultura in deposito, notando sul retro un’impronta digitale. Secondo gli esperti forse le variazioni di temperatura e i livelli di umidità hanno modificato la composizione della cera, facendo emergere in maniera più evidente l’impronta.

Prima di morire, Michelangelo ha distrutto molti dei suoi modelli e dei disegni preparatori, facendoli bruciare. Non si sa perché ordinò di distruggere i suoi lavori, probabilmente per non rendere pubblici gli studi che precedevano la creazione delle opere, oppure per evitare dei futuri plagi. «Il ritrovamento di una sua impronta sarebbe uno straordinario collegamento diretto con l’artista» ha affermato Peta Motture, curatore del museo.

Leggi anche: Gli scrittori e artisti che hanno distrutto le proprie opere

“Lo schiavo” fu acquistato nel 1854 dal Museum of Ornamental Art di Marlborough House, poi diventato V&A. Per verificare l’appartenenza dell’impronta, i curatori del museo la confronteranno con quella presente sulla statua in terracotta “I due lottatori”, già ufficialmente attribuita all’artista rinascimentale.

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