Fonte: Wikipedia
L’arcipelago di Tuvalu, una delle nazioni più basse al mondo, è minacciato dall’innalzamento del livello del mare. Se le previsioni degli scienziati si avverano, tra cinquant’anni le sue isole potrebbero essere sommerse. Ma attenzione, anche fuggire dall’acqua non è così semplice: serve pazienza, una buona connessione internet e un po’ di fortuna.
Sì, perché il governo australiano ha pensato bene di accogliere i tuvaluiani con un programma di migrazione climatica… a sorteggio. Ogni anno vengono offerti 280 visti, pari a circa il 2,5% della popolazione totale di Tuvalu. Il che, se la matematica non è un’opinione, significa che serviranno decenni per trasferire tutti. Sempre che l’arcipelago resti a galla così a lungo.
Il sistema si chiama Subclass 192 – Pacific Engagement ed è pensato per garantire la residenza permanente ai cittadini di Tuvalu selezionati tramite estrazione casuale. Una lotteria moderna in cui non contano età, istruzione o competenze. Basta pagare 25 dollari australiani e sperare che il software vi sorrida.
Chi viene estratto ottiene una serie di vantaggi: può lavorare ovunque in Australia, accedere alla sanità pubblica, studiare pagando come gli australiani e richiedere sussidi. La parte più innovativa? I vincitori possono tornare a Tuvalu ogni volta che vogliono, finché le isole resteranno abitabili. Insomma, emigrare sì, ma con andata e ritorno inclusi.
Il programma nasce da un accordo storico: il trattato Falepili Union, firmato nel 2023. Per la prima volta, un Paese garantisce la sovranità di un altro anche se questo dovesse scomparire fisicamente. Tradotto: anche se Tuvalu affonda, continuerà a esistere come Stato, con un governo in esilio e rappresentanza alle Nazioni Unite.
Una rivoluzione nel diritto internazionale che permette a Tuvalu di mantenere i diritti sulle sue risorse marine e le zone economiche esclusive. Ma come spesso accade, c’è un prezzo da pagare. In cambio dell’assistenza australiana, Tuvalu ha dovuto cedere parte della propria autonomia, soprattutto in ambito militare e di politica estera. Un dettaglio che non è piaciuto a tutti.
L’accordo prevede anche una robusta iniezione di fondi australiani. Canberra ha stanziato milioni per infrastrutture, collegamenti aerei, telecomunicazioni e adattamento costiero. Non proprio un gesto disinteressato: l’obiettivo è anche quello di contenere l’espansione dell’influenza cinese nella regione.
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Dunque, mentre Tuvalu lotta per non sparire, l’Australia mette radici sempre più profonde nell’arcipelago. Un’alleanza che da un lato offre protezione e mezzi, ma dall’altro solleva interrogativi sull’indipendenza futura di un popolo che, per salvarsi dall’acqua, rischia di restare senza terra e senza piena sovranità.
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