Fonte: Pexels
Per decenni la Germania è stata sinonimo di birra, con l’Oktoberfest come monumento liquido alla tradizione. Ogni anno milioni di boccali scorrevano senza sosta tra i tendoni di Monaco, simbolo di un Paese che ha fatto della birra un vero orgoglio nazionale. Ma qualcosa, negli ultimi anni, si è inceppato nel meccanismo perfetto del luppolo.
Il consumo di birra è in costante calo e i numeri fanno sobbalzare anche i più patriottici: rispetto agli anni Novanta, la Germania ha registrato una diminuzione del 35%. Un crollo che non si può spiegare solo con l’inflazione o i costi dell’energia. Il colpevole, secondo molti, è la Gen Z, la generazione che preferisce l’acqua frizzante al boccale da un litro.
Tra il 2023 e il 2024, ben 52 birrifici hanno chiuso i battenti, colpiti da un mix letale di costi energetici, inflazione e domanda in calo. Anche nomi storici come Lang-Bräu, birrificio bavarese attivo da 172 anni, hanno dovuto arrendersi all’inizio del 2025. È la fine di un’epoca, e forse anche l’inizio di una rivoluzione silenziosa nel modo di intendere la birra.
Un’analisi condotta da Roland Berger, società di consulenza tedesca, ha rilevato che i costi di produzione crescono del 6% ogni anno. Per i piccoli produttori, questo significa una corsa in salita, mentre i grandi marchi cercano di reinventarsi puntando su nuovi formati e varianti più leggere.
Secondo La Repubblica, nel 2000 un tedesco medio consumava circa 126 litri di birra all’anno. Oggi, la cifra è scesa a 88 litri. Il motivo? I giovani tra i 18 e i 28 anni non considerano più la birra come bevanda quotidiana. Per loro è un “lusso occasionale”, non una tradizione da difendere.
La Gen Z, cresciuta tra smoothie, palestre e mindfulness, sembra non avere tempo (né voglia) per il rituale del boccale. Il loro motto è chiaro: vivere bene, bere meglio e possibilmente… bere meno. A questo si aggiunge il fattore economico: i prezzi più alti e le minori possibilità di spesa rendono la birra meno accessibile anche a chi vorrebbe concedersi un brindisi in più.
Per cercare di arginare la fuga di consumatori, i produttori hanno puntato sulle birre analcoliche. Un esperimento che, almeno sulla carta, prometteva bene. Peccato che solo i grandi birrifici possano permettersi investimenti consistenti in nuove linee di produzione, mentre i piccoli restano tagliati fuori.
La crescita del mercato “alcol free” è ancora marginale, troppo lenta per compensare il declino generale. E anche se la birra analcolica conquista nuovi fan tra gli sportivi e gli attenti alla salute, non riesce a restituire quella socialità spumeggiante che da sempre accompagna il rituale della birra tedesca.
La crisi della birra in Germania non è solo economica, ma culturale. Si tratta di uno scontro generazionale tra chi associa la birra all’identità nazionale e chi la vede come un’abitudine da superare. La Gen Z, con la sua attenzione al benessere e alla sostenibilità, sta ridefinendo i confini di un rito che sembrava intoccabile.
Leggi anche: Consumo di alcol, ecco i paesi dove si beve di più
Il futuro del settore potrebbe dipendere dalla capacità dei birrifici di adattarsi: birre leggere, formule innovative e forse, un po’ di nostalgia ben dosata. Per ora, resta un dato amaro come una Pils senza schiuma: in Germania, la birra non scorre più come una volta.
Share