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Sentirsi improvvisamente più stanchi, con la pelle meno elastica e il metabolismo che lavora part-time? Non è solo il karma o una settimana particolarmente dura: è la biologia che bussa con prepotenza. Secondo uno studio pubblicato su Nature Aging, il corpo umano vive due veri e propri picchi di invecchiamento che lasciano il segno, e non solo sul viso.
I momenti critici arrivano come un timer molecolare: il primo intorno ai 44 anni, il secondo nei dintorni dei 60. Insomma, proprio quando uno pensa di aver trovato un po’ di equilibrio, arriva la scienza a ricordargli che il corpo ha altri piani. La ricerca, guidata dall’Università di Stanford, ha analizzato 135.239 biomarcatori su un gruppo di adulti monitorati per anni. I dati non mentono: a metà vita e nella tarda mezza età, accadono cambiamenti molecolari che colpiscono in profondità.
Nel primo picco, attorno ai 44 anni, il corpo inizia a modificare il metabolismo dei lipidi, ma anche la risposta all’alcol e alla caffeina. Chi non ha mai detto “non reggo più come una volta” dopo un bicchiere di vino? La spiegazione è scritta nei biomarcatori. A peggiorare la situazione, si aggiungono i segnali di cedimento di pelle e muscoli, mentre il rischio cardiovascolare comincia ad aumentare.
Il secondo colpo arriva attorno ai 60 anni. Qui il corpo entra in modalità “aggiornamento forzato”: rallenta la regolazione dei carboidrati, si indebolisce la risposta immunitaria e si iniziano a vedere gli effetti anche a livello renale. I cambiamenti molecolari si fanno sentire in modo trasversale e profondo. E non si tratta solo di impressioni o ipocondria: lo conferma l’analisi di miliardi di dati biologici.
Un’ipotesi comune avrebbe potuto dare la colpa di tutto alla menopausa. Ma no, la scienza è democratica nella sua crudeltà: anche gli uomini mostrano le stesse impennate biologiche negli stessi anni. Secondo i ricercatori, il fenomeno è quindi condiviso e riguarda entrambi i sessi, il che lo rende ancora più interessante (e un po’ inquietante).
Gli scienziati hanno anche escluso che questi picchi di invecchiamento siano graduali: sono veri e propri balzi in avanti, come se l’età pigiasse sull’acceleratore senza avvisare. Non è una discesa lenta, ma più simile a uno scalino scivoloso su cui inciampiamo senza volerlo.
La scoperta è solo la punta dell’iceberg. Il campione analizzato è piccolo, e servono studi più ampi per capire meglio cosa succede al corpo in quei momenti chiave. Ma i dati raccolti finora suggeriscono che l’invecchiamento non sia una linea retta, bensì una strada piena di curve improvvise.
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Conoscere questi picchi di invecchiamento può aiutare a intervenire prima, adattando stile di vita e controlli medici in base all’età. Perché se il tempo non si può fermare, almeno possiamo provarci a prenderlo in contropiede.
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