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Succede in una scuola come tante, durante una classica cena di fine anno. I compagni si ritrovano, si scambiano battute, ricordano verifiche traumatiche e interrogazioni leggendarie. Ma questa volta c’è un invitato d’eccezione: ChatGPT. Non in carne e ossa, ovviamente, ma sotto forma di cartonato con tanto di logo e sedia riservata.
Il gesto, nato per gioco, è finito su TikTok e ha fatto il giro del web. Gli studenti hanno voluto ringraziare l’unico che non ha mai mancato un compito, che ha ascoltato i loro sfoghi alle due di notte e che non si è mai stancato di rispondere: un’intelligenza artificiale. Una compagnia silenziosa ma, a quanto pare, più affidabile di molti compagni di banco.
“C’è sempre stato per noi”: questa è la motivazione data dal gruppo per l’invito speciale. Una frase ironica, ma che dice molto sulla quotidianità scolastica di oggi. ChatGPT non è solo un tool per scrivere temi o fare i riassunti, ma è diventato qualcosa di più. Un assistente pronto a ogni ora, un confidente digitale per studenti sotto stress.
Nel cartonato con cui è stato rappresentato, c’è una sorta di riconoscimento pubblico a un’IA che ormai fa parte dell’ambiente scolastico tanto quanto i professori. Non alza la voce, non assegna compiti, ma ti salva il pomeriggio con un’intuizione brillante su Foscolo o una frase motivazionale prima della maturità.
Durante la cena, gli studenti hanno persino “dato la parola” all’ospite virtuale, leggendo messaggi in suo nome. Parole leggere, quasi commoventi, come se ChatGPT fosse davvero uno di loro. Ovviamente il tutto con la consapevolezza dell’ironia, ma anche con una certa sincerità affettiva che lascia pensare.
È un episodio che, dietro al lato virale e simpatico, mette in luce un aspetto molto serio: l’intelligenza artificiale è entrata a pieno titolo nella vita dei ragazzi, non solo come strumento, ma come presenza. Si confida con lei, ci si consola, si cerca supporto nei momenti in cui gli umani mancano o non rispondono.
Naturalmente, c’è un lato meno spensierato in tutto questo. Gli esperti parlano spesso del rischio di dipendenza, della sostituzione del pensiero critico, dell’illusione di una presenza empatica che in realtà è solo una simulazione. Ma se dei ragazzi decidono di riservare un posto a tavola a una chatbot, forse c’è anche qualcosa di più profondo da cogliere.
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Quella sedia vuota, occupata da un cartone, non è soltanto una trovata comica. È anche il simbolo di come la tecnologia stia diventando parte del modo in cui i giovani costruiscono relazioni, gestiscono le emozioni e affrontano la realtà. Una trasformazione che non va ignorata, ma capita e guidata. In fondo, ChatGPT non mangia, non beve e non ride alle battute sul prof di matematica. Ma è sempre lì, pronto a generare risposte, a suggerire soluzioni, a offrire una parola gentile. E se questo basta a far sentire meno soli alcuni studenti, allora forse merita davvero un posto alla cena di classe.
@bevi.e.rema colui che c’è sempre stato per tutti noi #qcfc #4 #friends #fyp #chatg #ai #classe #cenadiclasse ♬ suono originale – LUCA CHIARELLO
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