“Ho la sindrome di Down. Volevo uscire con una mia compagna di classe. Ma lei dice che si stressa. Chi lo ha deciso cosa posso e cosa non posso fare? Perché c’è questo preconcetto così forte che io sarei stupida, incapace di fare le cose più elementari?? So leggere, so studiare e posso bere, posso uscire con le amiche, posso cavarmela nella vita. I miei genitori mi hanno sostenuta tanto e insegnato ad andare oltre la mia disabilità, andare oltre i pregiudizi e non lasciare che siano gli altri a dirmi cosa posso e cosa non posso fare. la mia compagna di classe mi ha delusa tantissimo. A un certo punto mi sono ritrovata a pregarla di uscire con me. Ma questa non è amicizia. C’è uno spot bellissimo che gira per ora sui social. L’ho visto e mi ha fatto piangere, piangere di rabbia e di speranza. La speranza che la società creda in me. La speranza di trovare un giorno un’amica vera che voglia uscire con me per divertirsi, la speranza di non essere reputata stupida solo per il mio aspetto, la speranza di vivere la mia vita intensamente.”
Scrivete cosa ne pensate nei commenti di Facebook e Buona lettura!
Una nostra fan ha condiviso un’esperienza personale molto toccante, legata al modo in cui viene percepita dagli altri a causa della sua condizione. Racconta di avere la sindrome di Down e di quanto sia difficile, ancora oggi, dover affrontare pregiudizi e limitazioni imposte dagli altri. In particolare, descrive la delusione provata quando ha chiesto a una compagna di classe di uscire insieme, ricevendo come risposta un rifiuto motivato dal fatto che “si stressa”.
La nostra follower si chiede chi abbia il diritto di decidere cosa lei possa o non possa fare. Non accetta che le vengano attribuiti limiti che non corrispondono alla sua realtà. Sa leggere, studiare, uscire con le amiche e vivere la propria quotidianità con autonomia. I suoi genitori l’hanno sempre sostenuta, insegnandole a guardare oltre la disabilità e a non permettere agli altri di definirla o limitarla.
Il comportamento della compagna di classe l’ha ferita profondamente. Arrivare al punto di supplicare qualcuno per avere un gesto di amicizia le ha fatto capire che quella non era una relazione sincera. Non si è sentita accolta né rispettata, ma giudicata in base all’apparenza e non per ciò che è realmente.
Nel suo racconto cita anche uno spot che in questi giorni circola sui social e che l’ha molto colpita. Vederlo le ha provocato un forte pianto, fatto sia di rabbia che di speranza. Rabbia per le ingiustizie che ancora vive, ma anche speranza di poter trovare persone che la comprendano davvero. Desidera incontrare un’amica vera, che voglia uscire con lei per divertirsi, senza pregiudizi.
Spera in un futuro in cui la società sia capace di riconoscere il suo valore, e in cui nessuno si permetta di giudicarla “stupida” solo per il suo aspetto. Il suo messaggio è un appello forte e diretto al riconoscimento della dignità e della libertà di ogni persona, senza eccezioni.
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