La storia della latrina di Erfurt: quando quasi cento nobili annegarono nelle feci

Nel dodicesimo secolo un centinaio di aristocratici morirono a causa del crollo del pavimento di una chiesa

 

La storia è ricca di morti strane e bizzarre. Una di quelle decisamente più bislacche è senza dubbio il disastro della latrina di Erfurt. Il drammatico episodio, avvenuto in Germania nel dodicesimo secolo, ha visto la dipartita di circa cento aristocratici annegati nelle loro feci.

Secondo la ricostruzione effettuata dagli storici, nel 1184 l’arcivescovo di Magonza, Corrado di Wittelsbach, e Ludovico III, il langravio di Turingia, erano in grande conflitto tra loro per cause ancora oggi sconosciute.

Il crollo del pavimento

Per tentare di calmare le acque, il re Enrico VI si propose di portare la pace tra le due parti organizzando un incontro presso la Chiesa di San Pietro ad Erfurt. Peccato, però, che i buoni propositi ottennero dei riscontri negativi. Per assistere al fatidico vertice accorsero numerosi nobili da tutta Europa. Nessuno, però, si sarebbe aspettato che la pavimentazione dello stabile non avrebbe sorretto l’imponente peso degli ospiti.

Così, proprio quando l’assemblea stava quasi per iniziare e tutti i presenti erano pronti ad assistere al focoso dibattito, il pavimento in legno su cui poggiavano gli aristocratici è crollato per l’eccessivo carico, facendo sprofondare gli invitati.

In questo modo tutti i ricchi presenti sul posto (circa un centinaio di persone), finirono dritti in una pozza di escrementi e scorie umane varie. A causa della poca galleggiabilità provocata dalla melma, quasi tutti gli invitati annegarono nella latrina. Molti di questi, dotati di armatura, caddero a peso morto in profondità senza mai più risalire.

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Una terribile sorte dalla quale, per un curioso scherzo del destino, sfuggirono i veri protagonisti della vicenda, gli acerrimi nemici Corrado di Wittelsbach e Ludovico III ed il “paciere” Enrico VI. I tre infatti riuscirono a sopravvivere in quanto, per discutere in intimità, si trasferirono in un’ala della Chiesa in cui il pavimento risultò essere più stabile.

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