Licenziata, si vendica cancellando 211 prenotazioni alla SPA

La dura vendetta di una receptionist licenziata

 

Una receptionist si è vendicata in un modo molto particolare del suo ex datore di lavoro. Lauren Arafat, 30 anni, lavorava alla The Potting Shed Spa di Betley quando, dopo soli due giorni di lavoro, è stata licenziata per il suo comportamento “irregolare”. Sebbene il suo periodo di lavoro sia stato molto breve, ha fatto parecchi danni in quanto per rivalsa ha cancellato 211 appuntamenti dal sistema di prenotazione della SPA.  Per tale motivo è finita di fronte ad un tribunale, citata in causa dalla società.

Nello specifico, dopo essersi collegata al sistema software Phorest, ha cambiato il suo nome con quello di un altro dipendente e ha cancellato i dati in meno di un’ora, nonostante abbia detto alla Corte di essere “incapace di usare la tecnologia”. Andrew Picken, il pubblico ministero, ha dichiarato alla Leeds Crown Court: “Sam Pearce, il direttore dell’attività, ha fatto il colloquio alla signora Arafat nel maggio 2019 per un lavoro di receptionist e l’ha formata sul sistema software Phorest, cosa che è avvenuta il 30 maggio 2019. Su questo è stato creato un profilo per l’imputata, che ha iniziato a lavorare il 1° giugno”.

La SPA ha dovuto chiudere due giorni per occuparsi degli appuntamenti mancanti

Poi però non si è rivelata adatta al ruolo in quanto: “Si è comportata in modo irregolare e c’è stata una serie di problemi che ha portato il direttore a tenere una riunione del personale e a porre fine al suo impiego”. A quel punto: “L’imputata ha lasciato l’edificio e il direttore ha cancellato gli appuntamenti per il resto della giornata a causa dei problemi emersi”. A ciò però si è aggiunta la beffa della vendetta. Lauren, infatti, se n’è andata e poi si è collegata al sistema con il suo iPhone e ha cancellato i 211 appuntamenti.

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Alla fine la Potting Shed Spa ha dovuto chiudere l’attività per due giorni per occuparsi degli appuntamenti mancanti. Il PM ha precisato: “È opinione della Corte che quell’azione abbia causato un danno irreparabile. Il direttore ha dovuto telefonare ai clienti per prenotare nuovamente il loro appuntamento e scoprire se altri erano stati cancellati”. La donna alla fine si è dichiarata colpevole del reato di atti non autorizzati con l’intento di compromettere, o con l’imprudenza di compromettere, il funzionamento di un computer.

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