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Quando pensiamo ai cartoni animati degli anni ’90, ci vengono in mente tartarughe parlanti, orsi canterini e bambini con pannolini più grandi della loro testa. Una madre americana, però, ha deciso di usarli non come nostalgia, ma come esperimento pedagogico. Per una settimana ha fatto vedere ai suoi quattro figli solo cartoni old school, evitando le produzioni moderne dai ritmi frenetici. Risultato? Meno capricci, più dialogo e addirittura una nuova voglia di giocare insieme.
Ariel Shearer, la protagonista della vicenda, ha raccontato sui social di aver sostituito YouTube e tablet con titoli come “Franklin Tartaruga”, “I Rugrats”, “Bear nella grande casa blu” e “Dora l’esploratrice”. Non certo blockbuster pieni di effetti sonori assordanti, ma programmi dal passo lento e rassicurante. E a sorpresa, i bambini non solo hanno accettato la sfida, ma hanno anche mostrato comportamenti più sereni.
Il primo cambiamento è arrivato al termine della visione. Nessuna supplica per “ancora un episodio”, nessuna crisi disperata quando lo schermo si spegneva. I cartoni anni ’90, a quanto pare, non creavano la stessa dipendenza dei programmi odierni. Con ritmi narrativi calmi e situazioni quotidiane semplici, i bambini hanno iniziato a staccarsi più facilmente dallo schermo.
Un altro aspetto notato dalla madre è stata la maggiore interazione tra fratelli. Durante la visione, i bambini parlavano, ridevano insieme e commentavano le avventure sullo schermo. Sembrava quasi che il cartone fosse uno sfondo condiviso, non una calamita ipnotica che li isolava. Un approccio che oggi appare rivoluzionario, ma che negli anni ’90 era la normalità di molti salotti.
La differenza tra i cartoni di ieri e quelli di oggi è evidente. Le produzioni moderne puntano su ritmo accelerato, colori accecanti e trame costruite per tenere i piccoli spettatori inchiodati allo schermo. I cartoni anni ’90, invece, offrivano storie semplici e rassicuranti, con protagonisti che affrontavano avventure quotidiane senza effetti speciali.
Non si tratta solo di impressioni personali. Uno studio pubblicato sulla rivista Pediatrics già nel 2011 aveva dimostrato che appena nove minuti di un cartone frenetico possono ridurre temporaneamente concentrazione, autocontrollo e capacità di risolvere problemi nei bambini di quattro anni. Insomma, non era la mamma ad essere nostalgica: la scienza l’ha confermata.
L’esperimento è diventato virale online, raccogliendo migliaia di commenti. Molti genitori hanno ricordato i pomeriggi passati davanti alla tv con gli stessi personaggi e si sono chiesti se non fosse il caso di riproporre ai propri figli quelle stesse storie. In un’epoca dominata da smartphone e streaming, forse una settimana di “dieta mediatica” a base di Franklin e Rugrats non è così assurda.
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Per la madre americana i cartoni anni ’90 non sono stati solo un tuffo nel passato, ma una vera strategia educativa. E chissà che altri genitori, spinti dalla curiosità (o dalla disperazione davanti all’ennesimo capriccio), non decidano di provare lo stesso esperimento. Magari scoprendo che, dietro quei disegni dall’aria datata, si nasconde ancora la formula magica per un po’ di serenità familiare.
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