Maple, l’ex cane poliziotto che salva gli alveari (scovando quelli malati con il suo fiuto)

Il cane in tuta da apicoltrice protegge le api: il progetto di MSU che unisce scienza e fiuto

 

Vestire un cane con una tuta da apicoltore non è semplice, ma alla Michigan State University è diventato parte del lavoro. Maple, una Springer Spaniel in pensione dopo anni come K-9, oggi indossa un’elegante divisa bianca con rete protettiva per aiutare gli scienziati a salvare le api. La sua missione? Riconoscere, grazie al suo fiuto, la presenza di American foulbrood, un batterio che colpisce le larve e può sterminare intere colonie.

Invece di ispezionare manualmente centinaia di arnie, Maple riesce a identificare in pochi minuti quelle contaminate, risparmiando giorni di lavoro ai ricercatori. L’idea è frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Entomologia, MSU AgBioResearch e MSU Extension, che insieme gestiscono il Pollinator Performance Center, un’area di 15 acri dedicata alla ricerca sui pronubi e alla formazione dei futuri scienziati.

Un campus che ronza

Il centro ospita oltre dieci milioni di api durante i mesi estivi e coordina esperimenti che spaziano dal controllo delle malattie allo studio dei cambiamenti climatici. La professoressa Meghan Milbrath, esperta in salute delle api, guida diversi progetti su temi come la resistenza ai patogeni e l’uso del propoli come alternativa naturale agli antibiotici. Con l’aiuto del tecnico Daniel Wyns, che gestisce le colonie e l’estrazione del miele, Milbrath può dedicarsi alla ricerca e alla didattica.

Gli studenti non si limitano a osservare: imparano direttamente sul campo, partecipando a corsi di veterinaria e dimostrazioni di apicoltura. Il Pollinator Center ospita anche il programma di medicina apistica più longevo degli Stati Uniti, dove futuri veterinari apprendono come diagnosticare e curare malattie delle api, ormai riconosciute a livello federale come animali da assistenza veterinaria.

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Maple, la detective delle arnie

Il lavoro delle api e degli studenti non finisce nei laboratori. Ogni anno, il miele raccolto viene inviato alle mense universitarie: nel 2024 sono stati prodotti oltre 2.350 litri di miele, pari a circa 3.400 chili. Il risultato è uno dei pochi casi in cui la ricerca scientifica finisce davvero nel piatto, o meglio, sul pane tostato degli studenti. E mentre Maple, ormai veterana del fiuto, gioca con il suo osso brandizzato “Spartan”, la comunità di MSU celebra un piccolo miracolo: un progetto che unisce cani, api e scienza, dimostrando che anche la biodiversità può avere un cuore e un ottimo naso.

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